Obama scarica shutdown sui Repubblicani e difende la riforma sanitaria
01 Ottobre 2013
di redazione
"Una crociata ideologica", così il presidente Barack Obama ha definito la scelta fatta dalla maggioranza dei Repubblicani alla Camera bassa del Congresso di non approvare la legge di bilancio nella versione votata dal Senato. Per Obama "non doveva accadere" e il presidente ha chiesto agli oppositori di "riaprire il governo". Secondo Obama lo "shutdown", il blocco delle attività federali "più continua e peggiori saranno gli effetti". Per ora, sono previsti centinaia di migliaia di licenziamenti nelle amministrazioni federali e altre centinaia di migliaia saranno le persone destinate a restare senza stipendio. Obama ha detto che non cederà "ai ricatti dei repubblicani", l’ala dura degli eletti dai teapartiers, "sono pronto a fare tutto quello che c’è da fare per riaprire lo shutdown". Il Presidente continua a difendere la riforma sanitaria dagli attacchi della galassia repubblicana, mentre ad essere criticata fin da subito è per esempio la gestione informatizzata del nuovo sistema di assicurazioni sanitarie. "Un default dello Stato vorrebbe dire una chiusura dell’economia", ha messo in guardia Obama. I democrats in realtà non hanno fatto chissà cosa per evitare lo "shutdown", ma l’estremismo del Tea Party unito al fatto che l’Elefantino tende ad essere automaticamente associato al partito dei tagli alla spesa potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio per il partito repubblicano. I veterani marciano su Capitol Hill, i parchi nazionali e Statua della Libertà chiudono per mancanza di fondi. Non è un bel giorno per l’America ma non è ancora chiaro chi, a livello politico, ne pagherà le conseguenze.