Obama sceglie il Berlusconi style

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Obama sceglie il Berlusconi style

30 Settembre 2010

Barack Obama ha solo una fortuna in più rispetto a Silvio Berlusconi, conosce esattamente e da sempre la data delle prossime elezioni: 2 novembre 2010, le cosiddette elezioni di medio-termine. Per il resto il presidente degli Stati Uniti d’America si muove in tutto e per tutto come il presidente del Consiglio italiano in vista del voto.

La strategia obamiana di riconquista del consenso perduto somiglia molto da vicino alle tattiche messe in campo da Berlusconi in occasioni elettorali che venivano date come disperate. Obama ha dato, ormai da qualche giorno, il via ufficiale alla sua campagna elettorale e si è gettato nella mischia con bagni di folla, interviste, visite a sorpresa, interviste ammiccanti e una generale predisposizione a farsi piacere che qui in Italia suscita un immediata sensazione di già visto.

Anche Obama è in difficoltà, registra una generale disaffezione del suo stesso elettorato, i sondaggi lo danno in calo costante da mesi e molte delle promesse fatte durante la campagna elettorale risultano inevase (in più lui ha un vero partito d’opposizione pronto e capace a sfruttare i suoi errori). Eppure il "Commander in Chief" sa come gettare il cuore oltre l’ostacolo. In una bella intervista al mensile Rolling Stones, Obama ha candidamente dichiarato: "In due anni ho portato a compimento il 70 per cento del mio programma, ora mi servono i prossimi due per il restante 30 per cento".

Certo è molto ma SuperObama avrebbe anche potuto fare di più e se non è stato possibile di chi è la colpa? Ma è ovvio: del Parlamento che pone ostacoli o come direbbe Berlusconi dei "formalismi istituzionali". Parlando del Senato americano Obama confessa: "L’uso dell’ostruzionismo è diventato una routine per rallentare tutto. I ritardi, le mozioni, le ostruzioni ci sono costate un caro prezzo. Anche quando riusciamo a far approvare qualcosa ci vuole così tanto tempo ed è così farraginoso che la gente si domanda: ma come, Obama ci aveva promesso di cambiare tutto a Washington e invece siamo al punto di prima?".

Somiglia molto a quando Berlusconi se la prende con i regolamenti parlamentari e lamenta l’impotenza del governo contro le secche del bicameralismo. Ma la vera arma segreta di Obama sono i comizi e i bagni di folla. Il presidente americano sceglie con cura i suoi "predellini". Il primo appuntamento del suo nuovo tour elettorale ha coinciso con l’ultimo della campagna presidenziale: la democraticissima Madison nel Wisconsin, e per non sbagliare Obama ha scelto la platea a lui più congeniale, quella dei giovani e degli studenti, specie quelli al "primo voto" che tanto lo hanno aiutato nell’arrivare alla Casa Bianca.

Così in un appassionato discorso all’Università del Wisconsin, Obama ha toccato tutti i tasti emotivi di cui è maestro: "Dovete stare dalla mia parte e non perdere il vostro cuore", ha gridato ai 17.000 studenti accorsi per applaudirlo. Eppoi con il colletto aperto e le maniche arrotolate ha gridato: "Dobbiamo finire insieme quello che abbiamo cominciato".

Per scaldare gli animi e portare il buon umore Obama si è anche portato il suo personale "Apicella": il cantautore Ben Harper, lo stesso che lo aveva accompagnato durante tutta la campagne elettorale del 2008. Ma nello sforzo di piacere, persino i suoi gusti musicali si sono evoluti: Obama ha confessato di aver aggiornato la playlist del suo Ipod che ormai contiene oltre 2000 canzoni. Alle vecchie glorie, Bob Dylan, Rolling Stones, Miles Davis, i suoi consiglieri hanno fatto aggiungere un po’ di Rap con Jay-Z; le figlie gli hanno suggerito Lil Wayne e Nas, mentre altri lo hanno introdotto alle gioie dell’Opera con Maria Callas. Manca solo, ma non dovrebbe "Meno male che Silvio c’è". Perché sì, si può piacere a tutti…

Tratto da Il Tempo©