Obama si fa i suoi “Caucus” e detta il piano per il 2012 (che non c’è)
04 Gennaio 2012
Con l’economia sottostress che indebolisce le sue arti mesmeriche e con l’Iran che incombe, il Presidente Obama prova a rifarsi il trucco nell’Iowa dei Caucus repubblicani. Torna apposta dalle vacanze alle Hawaii per oscurare la sfida tra il mediano Romney e il fantasista Santorum, presentandosi ai suoi elettori di 4 anni fa come l’unico centravanti di sfondamento. Durante una videoconferenza dai toni un po’ nostalgici spiega agli attivisti (un po’ spenti, solo qualche applauso) che si sente ottimista sul futuro della società americana avendo realizzato più quanto sperava nel suo progetto di cambiamento. Un balzo in Ohio ed ecco confermata la candidatura di Richard Cordray alla direzione dell’agenzia federale che tutela i consumatori, una mossa già annunciata all’inizio di dicembre nel suo discorso a Osawatomie, in Kansas, quando Obama aveva presentato Cordray alla nazione come una figura bipartisan in grado di tutelare i cittadini da quei vampiri delle agenzie immobiliari e delle assicurazioni. Piccolo dettaglio, i repubblicani al Senato avevano già bocciato una volta la nomina di Cordray. Obama ha forzato la mano ingaggiando il Congresso. E in effetti dalle ultime orazioni pubbliche non è emerso granché su quali saranno le sue prossime azioni in politica economica e politica estera, quel che è venuto fuori, chiaramente, sono le accuse rivolte alle Camere e alla maggioranza dell’Elefantino: sarebbero i suoi avversari politici e le pastoie di Washington a mettergli i bastoni tra le ruote. Un diversivo che, scrive esagerando il Weekly Standard, non si vedeva dai tempi Truman (in queste proporzioni). Obama dunque non ha ancora un programma chiario per la rielezione. Dalla sua ha però due punti di forza. Il primo è che molti Democratici continuano a credergli quando evoca speranza, lavoro e progresso per tutti; nei contro-caucus democratici dello Iowa il Presidente è andato alla grande dimostrando che la macchina delle mobilitazione elettorale democratica apparentemente funziona come nel 2008. Dall’altra c’è un partito repubblicano che sta cercando di ritrovare la sua anima, una costituency che sia espressione organica delle sue diverse componenti, ma che nel frattempo viene dilaniato dalle rivalità interne e dalla ruvidezza della lotta politica, incapace di riconoscersi in un leader comune. Certo Obama ha perso il suo afflato idealistico, mostrando il suo volto partigiano, ma risale negli indici di gradimento e affila le armi per tempi migliori.