Obama si gioca la “carta Michelle” per riconquistare gli Usa

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Obama si gioca la “carta Michelle” per riconquistare gli Usa

05 Settembre 2012

La vera star della prima giornata della convention democratica di Charlotte è stata lei: Michelle Obama. Che per l’occasione non ha rivestito i panni della donna del presidente ma quelli della mom-in-chief e che per lanciare la candidatura di Barack ha puntato su ciò che agli americani fa immancabilmente venire un brivido lungo la schiena: il sogno americano. “Lui sa cosa vuol dire perché l’ha vissuto sulla sua pelle”. Perciò è lui l’uomo giusto per i prossimi quattro anni “se vogliamo che anche i nostri figli abbiano il diritto di vivere quel sogno che chiamiamo America”.

Un discorso strategico, quello della First Lady, che ha toccato i sentimenti della – letteralmente – commossa platea della Time Warner Cable Arena. Soprattutto perché ad anticiparlo e presentarlo è stata una mamma “di mestiere”: Elaine Brye, proveniente dall’Ohio, una delle mogli di militari Usa che Mrs. Obama ha ascoltato e aiutato negli ultimi tre anni.

Michelle punta tutto sul valore della famiglia e dell’ascolto, mettendo sapientemente da parte critiche e attacchi – pare che il primo discorso, scritto di suo pugno, non fosse privo di pungenti sferzatine – all’avversario repubblicano, Mitt Romney. Il compito lo ha lasciato a Julian Castro, il giovane sindaco di San Antonio nel suo keynote speech. Mrs Obama racconta di amare il marito ”così com’è, più ancora di quando lo conobbe 23 anni fa” e giura che l’essere diventato l’inquilino della Casa Bianca non lo ha cambiato: “Diventare presidente non cambia le persone, ma mostra come sono veramente”. E insiste: “Quando ha cercato di sollevare l’economia in crisi lo ha fatto pensando alle nostre famiglie, a persone come sua madre e sua nonna”.

Parole che mandano in visibilio i delegati che le gridano “yes we can” e “four more years”. Lei parla di figli, di gente in divisa e di chi non riesce ad arrivare a fine mese ma si sveglia la mattina “con il sorriso sulle labbra”. “Negli ultimi anni, come First Lady, ho avuto lo straordinario privilegio di viaggiare in tutto il paese. Ovunque sono stata, tra le persone che ho incontrato, nelle storie che ho sentito, ho visto l’aspetto migliore dello spirito americano”. I democratici amano la amano profondamente per questo: la sentono una di loro.

Michelle, però – a differenza della moglie di Mitt – fa un discorso anche politico, affrontando tutti i grandi temi sociali su cui il presidente uscente punterà in questi ultimi due mesi di campagna elettorale. Dalla crisi  alle tasse “che ha tagliato per le famiglie operaie e per i piccoli imprenditori”. Dalla sfida per salvare l’industria dell’auto alla creazione di nuovi posti di lavoro. Dal delicato tema della riforma sanitaria, fatta perché Barack “crede che qui in America i nostri nonni devono avere le loro medicine, i nostri figli devono potere vedere un medico se sono malati e nessuno in questo paese deve essere rovinato a causa di una malattia”, alla necessità di dare ai giovani un’adeguata istruzione.

Un discorso a 360 gradi che a battuto in numero di cinguettii (si parla di 28.003 tweet al minuto) quello di Mitt Romney a Tampa. Insomma, è stata la notte di Michelle, mentre a fare la parte dello spettatore-regista è stato Barack che l’ha seguita in diretta tv seduto sul divano con le due figlie. Del resto, lo stesso Obama non fatica ad ammettere: “È lei la vera star della famiglia”. E il fatto che la First Lady superi in popolarità lo stesso presidente ne dà la conferma.

Spentisi i riflettori su Mrs Obama, stasera toccherà a Bill Clinton tornare sul podio – lo fece 4 anni fa alla convention democratica di Denver – per spiegare con pragmatismo e carisma le ragioni per le quali gli americani dovrebbero affidare le loro sorti nelle mani dei democratici, e quindi di Obama, per i prossimi quattro anni.