Obama spiazza gli ambientalisti aprendo alle trivellazioni petrolifere

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Obama spiazza gli ambientalisti aprendo alle trivellazioni petrolifere

02 Aprile 2010

A fronte della riforma sanitaria varata la scorsa settimana, parte dei cittadini americani ha bollato il presidente degli Stati Uniti come un “socialista”. Bene, quel presidente “socialista” è lo stesso che ha dato il via libera alle trivellazioni petrolifere al largo degli Stati Uniti, una misura storicamente cara i repubblicani e invisa agli ambientalisti democratici. E molto “repubblicano” è anche lo scenario scelto per l’annuncio: Obama si è fatto riprendere nella base militare di Andrews (Maryland), con tanto di caccia militare dietro alle spalle. Certo è che l’iniziativa, ancora una volta, farà discutere: i lettori del “Washington Post”, che ha aperto un sondaggio in proposito, sono spaccati esattamente a metà, il mondo ambientalista si dice deluso mentre i repubblicani – presi in contropiede su un terreno caro a Sarah Palin – lamentano la permanenza di troppe limitazioni.

In cosa consiste il progetto di Obama? L’idea, spiega il Ministero dell’Interno, è quella di espandere l’estrazione di petrolio al largo della costa atlantica degli Stati Uniti, del Golfo del Messico e della costa settentrionale dell’Alaska, salvaguardando l’ecosistema di aree protette – come la baia di Bristol – e senza intralciare la pesca e il turismo delle regioni interessate. “Non è una decisione che ho preso con leggerezza – ha spiegato Obama – e so che ci sarà chi si opporrà con decisione”. E le opinioni – tanto tra le mura del congresso, quanto tra gli abitanti delle regioni costiere – sono effettivamente divergenti: in Virginia, ad esempio, ci si divide tra coloro che plaudono all’iniziativa – un modo per creare nuovi posti di lavoro e per ridurre la dipendenza energetica degli States – e coloro che temono per l’ecosistema marino e per le sorti del turismo.

Il rischio maggiore, per Obama, è quello di alienarsi il consenso degli elettori liberal – già delusi da una riforma sanitaria giudicata poco incisiva –, oltre che delle associazioni ambientaliste, di alcuni senatori e dei governatori direttamente chiamati in causa dall’apertura all’estrazione petrolifera. Come ricorda giustamente il “New York Times”, nel corso della campagna elettorale Obama si è detto più volte favorevole ad un’espansione delle trivellazioni petrolifere al largo delle coste, una posizione ribadita anche nell’ultimo discorso sullo Stato dell’Unione. È anche vero, però, che il progetto ambientale ed energetico che ha portato Obama alla Casa Bianca si basava sul sogno di energia pulita ed efficiente, oltre che sull’investimento in nuove tecnologie: tutti progetti che parte dell’elettorato democratico vede “traditi” nella svolta a favore delle trivelle.

Cosa c’è, allora, dietro alla scelta di Obama? Forse quella stessa realpolitik “centrista” che ha portato il presidente a chiudere le trattative sulla riforma sanitaria. Obama ha le idee chiare: l’America in crisi ha bisogno di nuovi posti di lavoro e di maggior autosufficienza energetica, e l’apertura al petrolio – che il presidente presenta come “parte di una strategia più vasta, che ci porterà a produrre carburante in casa ed energia pulita” – è il primo passo da compiere in questa direzione. Sul fronte politico, insieme alle recenti aperture di Obama sul nucleare, l’annuncio dovrebbe inoltre favorire l’approvazione della legge sul clima in discussione al Senato: non è comunque detto, commenta il “New York Times”, che i senatori vicini all’industria petrolifera si accontentino delle recenti concessioni. Ci sarà da trattare, insomma: ma abbandonata la promessa di mettere fine ai giochi politici di palazzo, in questo campo Obama è diventato un vero maestro.