Obama tende la mano al Messico per resuscitare il Nafta

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Obama tende la mano al Messico per resuscitare il Nafta

13 Agosto 2009

Al vertice di Guadalajara con i presidenti di Messico e Canada, Barack Obama si è trovato di fronte all’ennesima prova del suo ancor breve mandato: appianare le recenti tensioni col Messico riguardo al rispetto del Nafta, il trattato di libero scambio tra le grandi nazioni del Nord America.

Il vertice tra i tre capi di stato, soprannominati dalla stampa locale dei “tres amigos”, ha avuto numerosi temi di discussione, tra cui l’immigrazione, la lotta al terrorismo e il caso dei "camion messicani". Più di ogni altro, è stato soprattutto quest’ultimo argomento a tenere banco e a mettere alla prova le capacità diplomatiche di Barack Obama e del suo collega messicano Felipe Calderon.

Ispirato al Trattato di Maastricht, il Nafta è un trattato di libero scambio commerciale stipulato da Canada, Messico e USA che propone l’eliminazione di dazi doganali e la diminuzione dei controlli tra le frontiere dei tre paesi. Entrato in vigore il primo gennaio 1994, è stato spesso al centro di polemiche e attriti tra le diplomazie dei Paesi membri, preoccupati soprattutto dall’eventualità di un massiccio spostamento di forza-lavoro verso il più povero ed economico Messico. Altri hanno invece contestato che l’unico spostamento promosso dal Nafta sarebbe un trasferimento generalizzato di ricchezze, tutte dirette verso gli Stati Uniti.

Il vertice di Guadalajara sarà ricordato principalmente per aver offerto a Obama e Calderon la possibilità di portare a termine alcuni incontri bilaterali in cui confrontarsi soprattutto sui temi dell’immigrazione e, come detto, sulla controversia dei camion messicani.

ùSe il primo argomento ha costituito soprattutto la possibilità, per Calderon, di rivendicare il ruolo dei suoi connazionali all’interno dello sviluppo dell’economia e della società americana – chiedendo a Obama di promuovere una riforma dell’immigrazione e di mostrare una maggiore sensibilità verso la numerosissima comunità messicana presente negli USA -, molto più problematico è stato il confronto riguardo all’ingresso dei camion messicani negli Stati Uniti, argomento che negli ultimi mesi ha rappresentato il pomo della discordia tra le due diplomazie.

Il caso è scoppiato quando Obama, alcuni mesi fa, ha di fatto vietato ai camion messicani di entrare e lavorare all’interno del territorio statunitense, annullando una parte fondamentale del Nafta. La principale motivazione del divieto è da ricercare nelle pressioni attuate dalle compagnie di trasporti a stelle e strisce, che ritengono i veicoli messicani insicuri e pericolosi.

Per tutta risposta, lo scorso marzo Calderon ha annunciato il rialzo dei dazi doganali per alcuni prodotti agricoli e industriali: l’azione di rappresaglia è costata alle esportazioni americane ben 2,4 miliardi di dollari, certamente non spiccioli in tempo di crisi globale. Ecco allora come gli incontri già avvenuti, e quelli che avverranno nelle prossime ore, avranno come obiettivo principale quello di ripristinare i buoni rapporti tra i due paesi, magari riportando in auge proprio i principi del Nafta.

L’impresa per la diplomazia USA è tutt’altro che impossibile, ma in realtà la posta in palio è molto più grande di quel che può sembrare: come tutti sanno, in autunno Obama lancerà l’offensiva verso la rivoluzionaria riforma della sanità, vero cavallo di battaglia della sua campagna elettorale e banco di prova davvero angusto. Per allora gli servirà aver riconquistato quanta più popolarità e alleati possibili, anche nella comunità dei messicani americani. Forse questa ricerca passa anche per Guadalajara.