Obama vince ed è già pronto a sfidare McCain

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Obama vince ed è già pronto a sfidare McCain

04 Giugno 2008

Metti un giovane senatore afro-americano carismatico come un attore hollywoodiano, capace di appassionare alla politica come non accadeva da anni. Aggiungi un eroe di guerra, un uomo rispettato anche dagli avversari, che a 71 anni mostra il vigore e il coraggio di un trentenne. Quando si dice che la realtà va oltre l’immaginazione. Due anni fa, neanche Steven Spielberg avrebbe potuto disegnare un finale così avvincente. Da questa notte, dunque, con la conclusione delle primarie, Barack Obama è de facto il candidato democratico alla Casa Bianca. Hillary Clinton se ne dovrà fare una ragione. D’altro canto, nelle scorse settimane, Obama e McCain si sono già cercati e punzecchiati, relegando la senatrice di New York al ruolo di terzo incomodo. 

Da oggi si fa sul serio: nei prossimi 5 mesi assisteremo ad una competizione serrata, tutt’altro che decisa come molti “adepti” dell’Obamamania vorrebbero far credere. E’ indubbio che, dopo otto anni di amministrazione Bush, i Democratici partano con un chiaro vantaggio nei confronti dei Repubblicani. Inoltre, Obama ha costruito in questi mesi una macchina elettorale straordinaria, che garantisce una presenza capillare su tutto il territorio nazionale e una capacità senza precedenti nel fundraising. Due punti su cui McCain arranca pericolosamente. Il veterano del Vietnam, ha scritto Newsweek la settimana scorsa, è ancora “alla ricerca del Prime Time”. 

Tuttavia (e lo spiegheremo venerdì) il complicato sistema elettorale americano attribuisce un ruolo fondamentale alla geografia, ovvero ai singoli Stati che devono eleggere i “grandi elettori presidenziali”. E allora l’esito del voto non appare così scontato. Purtroppo, è una facile previsione, sulla strada verso Pennsylvania Avenue, non mancherà qualche asprezza di troppo. La posta in gioco è troppo alta. Tuttavia, la propensione unificante (almeno nei toni) di Obama e il senso delle istituzioni di McCain dovrebbe mettere al riparo da un’elezione all’insegna degli scoop e degli schizzi di fango. Entrambi, infondo, sono stati vittime di colpi bassi in passato: McCain di Bush nelle presidenziali del 2000; Obama di Hillary nei mesi scorsi. 

Venendo ai temi dominanti di questa tornata presidenziale, le parole chiave dei due candidati appaiono evidenti: “cambiamento” e “sicurezza”. Il senatore dell’Illinois si presenta come il campione di una nuova stagione per l’America, stanca dei giochi di potere di Washington. Il senatore dell’Arizona, invece, ricorda agli elettori che in tempo di guerra non è saggio affidarsi ad una bella faccia senza esperienza in politica estera.

Obama punterà sui temi dell’economia, della sanità, delle nuove povertà. McCain su sicurezza, guerra al terrorismo e sulla riforma dell’apparato dello Stato. Obama si affida ai giovani e al blocco afro-americano, ma ha problemi con la classe operaia e l’elettorato anziano. McCain spera negli indipendenti e nei conservatori moderati, ma fa fatica ad attrarre la base repubblicana, che ancora ama George W. Bush. Bisognerà poi valutare quale peso sul risultato avranno le altre due sfide che si intrecceranno col duello Obama-McCain. Innanzitutto, quella tra i due candidati vicepresidenti (caselle ancora mancanti). E poi quella a distanza tra le due aspiranti First Lady, Cindy e Michelle, entrambi (specie la signora Obama) dotate di un carattere forte. Per qualcuno, anche troppo.