In questi giorni i giornali s’interrogano sulla cifra stanziata dal presidente per le spese militari. Qualcuno sostiene che aumenteranno ma gli osservatori più avvertiti dicono esattamente l’opposto. Un esame dei dati forniti dalla Casa Bianca lo dimostra.
Ci sono due tipi di spese militari in tempi di guerra: la spesa di base per il budget della Difesa e quelle supplementari di emergenza per coprire i costi delle operazioni militari. E’ opportuno avere ben chiara questa differenza per capire quali sono le intenzioni di Obama. Il budget di base per la Difesa previsto dall’amministrazione Bush per il 2009 era di 513 miliardi di dollari. Quello annunciato da Obama per il 2010 è di 523 miliardi di dollari. Apparentemente un incremento, ma solo se teniamo fuori le spese straordinarie di guerra.
Bush aveva chiesto al Congresso 188 miliardi di dollari di spese supplementari nel 2008 e una prima tranche di 65 miliardi per il 2009. Obama ne ha aggiunti altri 75 miliardi, sempre per il 2009, per un totale di 140 miliardi di ‘spese aggiuntive’. Circa 50 miliardi di dollari in meno rispetto al suo predecessore, quindi. Qualcuno fa notare che gli Usa si preparano al ritiro dall’Iraq e questo spiegherebbe i tagli, ma il ritiro non è un’operazione a costo zero, anche perché in Iraq resteranno 50.000 uomini che potrebbero tornare a combattere.
Speriamo che non siano queste le “decisioni difficili” di cui ha parlato Obama affrontando il tema della crisi economica. Significherebbe una serie di brutte notizie per gli Usa. Proviamo a elencarne qualcuna. La prima riguarda la sicurezza delle truppe Usa. Tra il 2007 e il 2008 le spese aggiuntive sono servite soprattutto a ridare fiato all’esercito, agli equipaggiamenti dei soldati decimati dallo sforzo bellico in Iraq e in Afghanistan – per esempio rinforzando gli Humvees e gli altri veicoli militari con le protezioni anti-mine. E adesso?
Obama ha promesso una nuova ‘surge’ per vincere in Afghanistan ma non si capisce come verrà finanziato l’ulteriore sforzo bellico se nel 2011 – quando l’impegno americano in Afghanistan sarà al massimo – il budget complessivo delle spese militari sarà inferiore rispetto ad oggi. La spesa per la Difesa incide poco meno del 3 per cento sul PIL del Paese. Negli anni Sessanta era al 9 per cento. Come faranno gli Usa a restare l’unica superpotenza? A meno che “smart power” non voglia dire siamo una potenza in declino.
I tagli militari sono una controindicazione in un periodo in cui si cercano ‘stimoli’ per l’economia. Il presidente si è ispirato al “New Deal” per risollevare il Paese ma vale la pena ricordare che le misure di Roosevelt per far uscire gli Usa dal tunnel della “Grande Depressione” non servirono granché fino a quando tutta la potenza americana non si concentrò sui diversi fronti della Seconda Guerra mondiale.
I tagli alla spesa militare spingerebbero gli Alleati degli Usa a defilarsi ancora di più di quanto non facciano adesso; farebbero uscire allo scoperto, rendendole più aggressive, le forze nemiche ancora nell’ombra, come i militari in Pakistan, oppure quelle che rifiutano ogni mano tesa, come i teocrati in Iran. Idem per la Russia, libera dalla minaccia dello “Scudo spaziale”.
Nel suo discorso inaugurale il presidente ha ricordato che l’America è in guerra e che non è il momento di indebolire le forze armate. Ma ero solo un discorso inaugurale.