Obiezione e libertà di coscienza, il convegno del Centro Studi Livatino
21 Ottobre 2016
Si è tenuto nel pomeriggio di ieri il convegno organizzato dal Centro Studi Rosario Livatino dal titolo “Coscienza senza diritti”. Come affrontare il tema della obiezione di coscienza? Quale società e quale Stato stiamo costruendo se obblighiamo i sindaci a celebrare le unioni civili tra coppie omosessuali? Sono alcuni degli interrogativi a cui i numerosi giuristi intervenuti hanno provato a rispondere.
Rosario Livatino in una delle sua più note conferenze ricordò che “l’obiezione di coscienza rappresenta il riconoscimento del foro interno da parte dello Stato laico”. Nella sua ottica il “foro interno” non erano, e non sono, le opinioni in libertà che motivano qualsiasi disobbedienza alla legge. Bensì il “foro interno” può diventare il luogo del contrasto fra la legge e i principi fondamentali, primo fra tutti il rispetto della vita. In proposito egli richiamava esplicitamente le pratiche “legali” dell’aborto e dell’eutanasia come esempi di conflitto, rispetto ai quali il diritto di obiezione è presidio di libertà e di civiltà.
Il convegno è stato aperto dal messaggio rivolto dal segretario di Stato Vaticano, il Cardinale Parolin, al presidente del Centro Studi, Mauro Ronco: “L’obiezione di coscienza è il luogo dove si misura il fondamento della dignità umana,” ha detto Parolin. “Sarebbe invero strano, per non dire paradossale che in un tempo in cui la volontà umana si arroga il diritto di creare diritti, abbattendo uno dietro l’altro i limiti che la natura, l’etica, la religione e la stessa cultura umanistica hanno finora indicato, in questo stesso tempo l’uomo venga ferito anche nell’intimo della coscienza” che ha “un ruolo decisivo” per i cattolici, ma anche “in una prospettiva solamente filosofico-morale”.
Il magistrato ed ex sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano ha ricordato il recente caso di cronaca della donna morta dopo l’aborto spontaneo di due gemelli, per dire che “a Catania è successa una tragedia sulla quale sono incorso due procedimenti, uno amministrativo e uno giudiziario, ma sui media c’è già scritta la sentenza, che stabilisce una connessione tra la morte della donna e l’obiezione di coscienza“. E in riferimento alla vicenda dei sindaci che si dichiarano obiettori di coscienza sulle unioni civili, Mantovano ha aggiunto: “bisogna capire se queste norme, coi decreti attuativi, inserite nell’ordinamento italiano permettono di salvaguardare la libertà di coscienza”.
Sull’obiezione di coscienza “siamo su un terreno inesplorato, il legislatore fa quello che può, generalmente dopo che si è verificato un fatto”, ma “i giudici non possono essere investiti di decisioni non disciplinate dalla legge” come è successo con il testamento biologico, ha sottolineato il presidente dell’Anm, Piercamillo Davigo. “Il problema, nella inerzia del legislatore, è stato affrontato dalla giurisprudenza”, ha affermato Davigo, ricordando che nel caso Englaro la corte di Cassazione aveva annullato la decisione della corte d’appello sul divieto di staccare la spina, sottolineando la necessità di rispettare la volontà della persona. “La decisione di raccogliere la volontà in maniere certa era ineludibile ma la legge non ha risolto il problema”, ha aggiunto.
“L’obiezione di coscienza – ha osservato Stefano Dambruoso, magistrato e questore della Camera – è un tema multidisciplinare che riguarda materie di grandissimo interesse, dal rifiuto di trattamento sanitario alla celebrazione delle unioni civili, al consumo di cannabis. Io sono dell’idea che la libertà del singolo deve essere valutata di fronte all’interesse generale”.
Al convegno abbiamo anche ascoltato le relazioni del direttore dell’European Centre for Law and Justice Grégor Puppinck e del consigliere della Corte di Cassazione Giacomo Rocchi. Proprio quest’ultimo ha voluto definire “il mancato riconoscimento del diritto di obiezione di coscienza nella legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso” come “una inadempienza del legislatore agli obblighi convenzionali e Costituzionali”. Per poi aggiungere, “nell’obiezione di coscienza c’è la grandezza dell’uomo”.
Sono seguite una serie di testimonianze dirette, sulle difficoltà incontrate dai medici, dai farmacisti, degli esponenti della pubblica amministrazione, a causa delle legislazioni vigenti. Ne hanno parlato Ermanno Pavesi, segretario generale della Federazione internazionale delle Associazioni dei Medici cattolici; il presidente dell’Unione cattolica Farmacisti, Piero Uroda; il dirigente della pubblica amministrazione Paolo Maria Floris. La relazione conclusiva del presidente del Centro Studi, Mauro Ronco, è stata preceduta dall’intervento di Massimo Gandolfini, presidente del comitato “Difendiamo i nostri figli”, che ha ricordato i drammatici problemi aperti nelle scuole italiane dalla diffusione della “teoria del gender”, finita persino nei libri di testo.