Ocse: su crescita Italia pesa Brexit. Servono investimenti, debito non scende
01 Giugno 2016
Si può essere davvero soddisfatti dei dati Ocse sulla economia italiana? Per il ministro della economia Padoan sembra di sì ma vediamo numeri e capitoli dell’outlook ocsiano. Il Pil quest’anno dovrebbe aumentare dell’1 per cento e dell’1,4% nel 2017, insieme ai consumi privati. Ma secondo gli esperti finanziari, e lo ammette anche Padoan, la “Brexit” pesa come un macigno sulla crescita europea e per l’Italia – che pure sarebbe meno coinvolta dall’uscita della Gran Bretagna dalla Ue, questo significherebbe perdere 1 punto percentuale di Pil fino al 2018. Insomma, se vince Brexit, le stime sul Pil italiano andranno riviste al ribasso, e l’Ocse parla in generale di situazione economica globale “deludente”.
“Non sono preoccupato, sono incoraggiato anzi,” dice Padoan. “La crescita accelera, sarà maggiore l’anno prossimo”. Ocse prevede l’1,4%, senza Brexit. “L’economia italiana ha svoltato”, assicura Padoan che contagiato da Renzi promette: “il governo farà di pià e proseguirà nel taglio delle tasse“, confermando il taglio dell’Ires, sì, ma nel 2017. Se guardiamo poi ai conti pubblici, secondo Ocse il deficit dovrebbe scendere nel 2016 al 2,3% e nel 2017 al 2%. Resta però l’altro macigno, tutto italiano, del debito pubblico. Nel 2016 resterà stabile al 132,8% del Pil. Nel 2017 scenderà di circa un punto.
“Razionalizzare e ridurre la spesa pubblica è una priorita’, ma dipenderà in parte dall’aumento dell’efficienza della pubblica amministrazione”, fa notare Ocse. Padoan sottolinea che la riduzione delle centrali d’acquisto “si sta traducendo in numeri di risparmi molto significativi”, ovvero “si spende il 20% in meno per comprare le stesse cose”. Infine la questione del credito bancario e dei bilanci delle istituzioni finanziarie. Secondo Ocse “i limiti nell’offerta di credito bancario,” del sistema Italia, “insieme all’incertezza sulle future condizioni della domanda, impediscono una ripresa piu’ forte” degli investimenti. Ocse sollecita quindi l’Italia a “creare un mercato secondario per i prestiti in sofferenza e migliorare i bilanci delle banche”.