Oggi l’unità d’Italia dipende anche dalla qualità dei governi regionali

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Oggi l’unità d’Italia dipende anche dalla qualità dei governi regionali

18 Febbraio 2011

Quest’anno si celebrano i 150 anni dell’unità d’Italia, un motivo in più per intavolare una seria riflessione sul nostro Paese. E’ doveroso, ma anche piuttosto scontato, premettere che un evento come la creazione di uno Stato nazionale non è cosa che si realizza in pochi giorni, ma segue al contrario processi e dinamiche diversissimi. Soprattutto tenendo conto della rapidità con cui, di fatto, pugliesi, campani, toscani e via dicendo si ritrovarono ad un tratto ad essere tutti italiani. Da lì in poi proprio questa eterogeneità creò l’esigenza di rendere tangibile e solida l’unificazione attraverso un forte accentramento amministrativo ed una altrettanto forte ingerenza dello Stato nell’economia, al fine di far decollare il Paese.

Ma oggi, a 150 anni di distanza, la situazione è per molti versi cambiata: a partire dalla privatizzazione delle imprese pubbliche, continuando con la legge costituzionale n°3/2001 e finendo con i progetti di federalismo fiscale si può facilmente intendere come l’Italia non possa essere intesa come territorio indistintamente unito, ma debba guardarsi alla nazione come alla sintesi di realtà locali diverse tra loro, ciascuna delle quali deve essere portata al massimo del suo potenziale economico e culturale al fine di apportare giovamento e ricchezza a tutta la nazione e di permetterle di rapportarsi al meglio con l’Europa.

Proprio l’art 117 della Costituzione, ai commi III, IV, e IX, attribuisce alle Regioni potestà legislativa ora concorrente ora esclusiva in determinate materie, sancendo persino la possibilità per la Regione di stipulare accordi con gli Stati esteri nelle materie di competenza esclusiva. Innegabile è, a questo punto, la centralità del Governo regionale, che ha assunto compiti e funzioni crescenti in relazione all’avanzamento del criterio di sussidiarietà nell’amministrazione dello Stato.

Va da sé che la qualità del Governo regionale, in un contesto del genere, rappresenta un elemento cruciale. E la Puglia, purtroppo, sconta le conseguenze della cattiva amministrazione a cui si trova ad essere, ormai da anni, assoggettata. Vogliamo parlare di armonizzazione dei bilanci pubblici e tutela della salute? Ebbene, il Governo regionale pugliese, per “sanare” il deficit nel settore della Sanità, ha ritenuto opportuno istituire un’accisa regionale sul costo della benzina e chiudere diverse strutture ospedaliere di minori dimensioni rispetto ai più noti policlinici e polifunzionale; tutto ciò con la conseguenza di incidere profondamente sui conti economici delle famiglie e su quel diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione, che deve essere garantito ad ognuno e che contempla anche il diritto ad essere curati e assistiti tempestivamente in una struttura territorialmente accessibile. Senza contare il danno economico prodotto in termini di occupazione di figure professionali specializzate, quali il personale medico e paramedico.

Vogliamo parlare anche di previdenza e assistenzialismo? La Puglia è l’unica Regione in Italia che, in materia di attribuzione di sostegni finanziari alle famiglie, ha assunto come criterio centrale la situazione di fatto della convivenza, indipendentemente dal vincolo giuridico e dalla natura sessuale del’unione (l. regionale 19/2006).

Per non parlare della valorizzazione ambientale: nonostante la Puglia sia un tesoro dal punto di vista geografico, dei prodotti tipici, dei luoghi da visitare, il turismo si concentra limitatamente a Sud della Regione, dove il principio di sussidiarietà dà ragione a governi comunali politicamente e programmaticamente lontani dal presidente Vendola. Nel resto della Regione c’è una carenza notevole di strutture alberghiere, villaggi, attrazioni e sagre, che altrove costituiscono una voce molto importate dell’economia. Per fare un esempio Bari,  capoluogo di Regione, subisce per lo più la presenza di un turismo soltanto di passaggio, come tappa di scalo delle crociere, non essendo valorizzata a dovere anche se il primo cittadino, Michele Emiliano, continua adire che Bari è una perla e va bene così.

E allora, piuttosto che perdere tempo a organizzare giochi di potere e macchinazioni elettorali precoci, stringendo anomale alleanze con soggetti improvvisatisi eretici e già con la coda tra le gambe, piuttosto che sindacare sull’operato del governo centrale solo per figurare una sterile opposizione, piuttosto che mobilitare una manifestazione pseudo-femminista mirata ancora una volta a fare "chiacchiericcio" sulle vicende private del premier, si dovrebbe pensare a fare politica perseguendo le istanze della popolazione e garantendo il buon funzionamento dell’amministrazione locale nell’interesse pubblico, sovraordinato a quello privato ed egoistico.

E’ bene essere consapevoli che festeggiare un’unità avvenuta 150 anni fa non è sufficiente a garantire anche l’unità sostanziale, che deve passare invece per la cooperazione tra le forze politiche e la valorizzazione territoriale per l’incremento della ricchezza nazionale. Questo è compito tanto del governo nazionale quanto delle singole realtà locali.