Ogni sei mesi
05 Ottobre 2006
di redazione
Una delle poche misure sensate contenute dalla legge finanziaria è già saltata. L’articolo 118 è stato stralciato in fretta e furia perché conteneva il finanziamento delle missioni italiane all’estero per i prossimi tre anni. Un modo per evitare lo spettacolo sconfortante del rinnovo semestrale, occasione per la sinistra radicale di esercitare il suo potere di ricatto in nome ovviamente del bene e della pace.
Quando Rifondazione, Comunisti Italiani e Verdi se ne sono accorti hanno gridato al colpo di mano e hanno subito ottenuto da Prodi una immediata correzione. E non c’è stato neppure bisogno di ricattare.
Così, tra qualche mese saremo di nuovo costretti alla replica del dibattito sulla missione in Afghanistan, su cui la sinistra già affila le armi del pacifismo.
E’ una sceneggiata un po’ oscena, specie all’indomani degli attentati che hanno ucciso due soldati italiani a Kabul. Un piccolo gioco di potere a cui i partiti della sinistra radicale non vogliono rinunciare e che il governo accetta senza fiatare.
Peccato che nessuno di costoro abbia partecipato al funerale dei due soldati. Altrimenti avrebbero sentito la vedova del caporal maggiore Giorgio Langella pronunciare queste parole: “Mio figlio di 15 anni è già pronto ad andare lì, in Afghanistan, al posto di suo padre. La missione deve andare avanti altrimenti il sacrificio dei nostri cari sarebbe stato inutile”.
E’ davvero incredibile il patrimonio di coraggio, di lealtà, di senso dell’onore che in generale i familiari dei soldati italiani morti in missione all’estero ha saputo rivelare in questi ultimi anni. Una classe politica seria dovrebbe considerarla una risorsa in tempi di devastante penuria. Invece la ignora e la offende tutte le volte che può. Almeno ogni sei mesi.