Ogni vita è sacra
05 Giugno 2020
In queste ore sul web non si parla d’altro: un’elefantessa e il cucciolo che portava in grembo uccisi in India da un ananas farcito di petardi. Dalle foto che arrivano dall’India non si può non provare ribrezzo e dolore per un gesto così vile. Da condannare senza se e senza ma. Non c’è dubbio.
Ciò che crea ancor più compassione, ovviamente, è sapere che mamma elefante aspettasse un cucciolo. Era infatti al quarto mese di gravidanza, a quanto si apprende. Tenuto conto che le gravidanze degli elefanti sono abbastanza lunghe, circa 22 mesi, si può dire che era all’inizio. Eppure quel cucciolo era pur sempre un elefante e per questo suscita tanto clamore, tanta empatia, tanto dolore. Era una vita.
Forse anche per questo dovremmo ringraziare questa mamma e questo piccolo cucciolo. Ricorda a noi “umani” che una vita è sempre una vita, sin dall’inizio. Che piaccia o no, è così. E a dirlo non sono i nostri ragionamenti più o meno strampalati, ma il nostro corpo: la compassione che proviamo per quel cucciolo, il dolore che proviamo per la fine sua e della sua mamma e la rabbia nei confronti di chi ha tolto ingiustamente la possibilità di vivere ad entrambi (e soprattutto di nascere al piccolo!). Il nostro corpo – almeno lui – continua a dire la verità. Meno male!
Ecco, in questo tempo così particolare, dove abbiamo dovuto fare i conti per forza di cose con i nostri limiti, si spera di aver compreso ancor di più quanto sia importante che ci siamo, che esistiamo, che viviamo. Potevamo non esserci. E invece ci siamo. Pensiamoci!