Ogni voto per il Pdl in Puglia è utile per non far vincere Vendola
26 Marzo 2010
Non è mai superfluo ricordare anche ciò che, più che le parole e le trame, stabilisce un semplice calcolo coi numeri. Mi riferisco al voto utile che può apparire uno slogan o una furbata elettorale, ma che è invece fondamentale per le scelte che può determinare per i prossimi 5 anni nelle amministrazioni regionali.
Il voto utile potrà produrre il suo effetto anche sul clima politico nazionale, soprattutto se c’è chi nella politica e nella magistratura, o viceversa, prova ad avvelenare i pozzi ed a giocare allo sfascio.
Se ad esempio ci sono due coalizioni, ciascuna con un presunto serbatoio elettorale vicino, più o meno, al 45% dei voti, e poi c’è un’altra coalizione che si sa già perdente, accreditata di circa il 10% dei voti da raccogliere nell’area moderata e di centrodestra, appare evidente che quest’ultima sia sorta non per competere, ma per sottrarre consensi al candidato più forte dell’area moderata e di centrodestra. Diventa persino fondato il sospetto che sia sorta per provare a regalare la vittoria al candidato della sinistra che, ad esempio nella Puglia, è anche orgogliosamente neo comunista. Questa candidatura in Puglia sembra che abbia il solo scopo di tradire il sentimento dei suoi elettori. Non è né leale, né bello! Non lo è soprattutto quando ci si appella ai valori di moderazione, alle ragioni del rilancio del mezzogiorno e si condanna anche la politica clientelare, immorale e fallimentare dell’amministrazione uscente.
Perché questa finzione? C’è chi parla di tradimento e di furbizia, chi di accordi sotto banco, chi di trasformismo, mentre altri sostengono che ci siano capricci, interessi, rancori e ripicche. Ma ai pugliesi cosa interessa di fatti e strategie di piccoli personaggi che si sbracciano come tanti avventurieri della politica? Ai pugliesi, ad esempio, cosa interessano tanti casini? Cosa di rancorose e superbe prime donne, ormai decotte come polli al limone?
C’è ancora chi va sostenendo, ad esempio, che le regionali siano, come per le comunali, a doppio turno e che al ballottaggio basterà far confluire i voti sul candidato di centrodestra, ad esempio in Puglia su Rocco Palese, ed il pericolo della riconferma di Vendola viene così scongiurato. Ma non è vero! Non è così!
Le elezioni regionali sono a turno unico. Vince chi prende più voti come candidato presidente. Ogni voto sottratto, ad esempio sempre in Puglia, al candidato di centrodestra, si trasforma in un vantaggio per il governatore con l’orecchino. Il meccanismo elettorale è complesso, ma assicura al presidente eletto una maggioranza sicura, sufficiente per governare la regione solo vincendo la corsa per la Presidenza.
I voti alla Poli Bortone, pertanto, non serviranno a niente, se non a sottrarre consensi a Rocco Palese ed a favorire, invece, il governatore che ha gestito una Regione con metodi discutibili, perversi, dispersivi, dispendiosi e clientelari. Favoriranno il poeta del nulla, il filosofo della filastrocca, che ha disatteso le promesse elettorali (abolizione dei ticket sanitari e salario ai giovani ed eliminazione delle liste d’attesa nella sanità) con cui aveva acquisito popolarità e voti nel 2005.
I voti dati alla ex passionaria della destra pugliese rischiano paradossalmente di favorire l’espressione della sinistra più spinta. Ogni voto dato alla Poli Bortone favorirà, invece, l’arrogante, ma distratto, presidente uscente pugliese che ha consentito una gestione immorale della macchina regionale e che ci lascia una sanità sommersa dai debiti (3,6 miliardi tra debiti della Regione e debiti delle Asl). Una sanità che eroga prestazioni in condizioni di mortificante degrado delle strutture e di grande disagio per i pazienti. Tutto in stridente e beffardo contrasto con la vita piena di lussi, donnine, lustrini, droga, viaggi,vacanze, cafonate e festini di amministratori e affaristi che hanno ruotato attorno ed alle spalle della sanità pugliese.
In Puglia la partita doveva essere diversa. In Puglia, sin dallo scorso anno, era stato messo su un laboratorio politico su cui stava lavorando l’alchimista Massimo D’Alema, leader d’adozione pugliese. L’attuale presidente del Copasir aveva preparato la sua rete di luogotenenti (tutti poi inquisiti) ed anche “previsto” il terremoto politico-giudiziario con cui meditava di far crollare la popolarità ed il prestigio del Presidente Berlusconi.
Dalla Puglia doveva partire la “scossa” preannunciata in tv nella “mezz’ora” di trasmissione amica con la Lucia Annunziata. Le trame dalemiane dovevano ridurre allo stremo la popolarità ed il consenso elettorale di Berlusconi e dovevano, nella strategia di “baffino”, preparare la sconfitta del centrodestra proprio alle regionali del 29 e 30 marzo. A questo gioco si prestava Pier Ferdinando Casini, alla ricerca di una nuova strategia politica che scompaginasse il bipolarismo e riproponesse la vecchia partitocrazia. A questo gioco in Puglia si è prestata la senatrice Adriana Poli Bortone, eletta nelle fila del Pdl e trasmigrata nel gruppo dell’Udc, dopo che per un ministero in quota AN le era stata preferita l’on. Giorgia Meloni.
Il laboratorio pugliese di D’Alema, però, è venuto meno. E’ prevalsa l’ostinazione di Vendola nel riproporre la sua riconferma. L’uomo della “poesia nei fatti” ci aveva lavorato per 5 anni, rafforzando, come rilevato dalla magistratura, la presenza sua e dei suoi uomini, attraverso la formazione di cupole di gestione politica del territorio. Il metodo della politicizzazione delle nomine, dei finanziamenti clientelari, degli interventi mirati, dei convegni delle chiacchiere, delle assunzioni selettive, delle consulenze agli amici e compagni ha travolto la scala dei bisogni e quella del buon senso, trasformano la poesia in un prosaico mercato.
I pugliesi ora chiedono di essere liberati. Sanno che possono farcela, ma temono solo due cose: l’astensione della popolazione stanca di sopportare ed il voto inutile.
Necessita un moto di orgoglio, una scossa di fiducia, un atto di coraggio e soprattutto un voto utile.