Olimpiadi: fiaccola oggi nel Xinjiang, sabato in Tibet
19 Giugno 2008
di redazione
Il conto alla rovescia verso l’ apertura dei Giochi Olimpici di Pechino ha toccato i cinquanta giorni mentre la staffetta della fiaccola olimpica – il «viaggio dell’ armonia» secondo il Comitato Organizzatore (Bocog) – passa per i posti più rischiosi: oggi per il terzo giorno consecutivo è nel Xinjiang, la Regione Autonoma dove vivono tra gli altri circa otto milioni di uighuri, di etnia turcofona e di religione musulmana, e sabato prossimo passerà dal Tibet, la regione in cui a partire da marzo si sono verificate numerose manifestazioni anticinesi sfociate in alcuni casi nella violenza.
Nelle proteste, che si sono protratte fino alla fine di maggio, secondo i gruppi tibetani in esilio sono state uccise almeno duecento persone, mentre per il governo cinese le vittime sono state poco più di venti. Nella settimana in corso diverse organizzazioni umanitarie hanno ricordato che la Cina non ha rispettato alcuni degli impegni presi col Comitato Olimpico Internazionale (Cio), al momento dell’assegnazione delle Olimpiadi a Pechino, nel 2001: il Tibet e vaste aree di tre province vicine (quelle del Gansu, Qinghai e Sichuan) sono chiuse non solo alla stampa internazionale, a cui era stata promessa una situazione di tipo europeo, ma anche ai turisti stranieri; intanto sono proseguiti gli arresti di dissidenti, il più clamoroso dei quali è stato quello, in novembre, dell’ attivista democratico Hu Jia, e misure restrittive sono state applicate alla concessione dei visti.
Il passaggio della fiaccola dal Xinjiang è stato caratterizzato dalle stringeti misure di sicurezza. A Kashgar, la città sulla storica Via della Seta ai confini con il Pakistan e l’ Afghanistan, è stato consentito di seguire la staffetta solo alle persone inquadrate dalla proprie «unità di lavoro», mentre le strade erano pattugliate da migliaia di militari e poliziotti. Nel corso della sua ultima visita in Cina, in aprile, il presidente del Cio Jacques Rogge aveva affermato che Pechino ha rispettato «in larga parte» gli impegni presi. Rogge aveva aggiunto di «essere al corrente» del fatto che oggi la stampa non ha libero accesso ad una vasta porzione di territorio cinese. «Lo abbiamo fatto presente al governo cinese», aveva dichiarato Rogge. Le autorità cinesi, aveva aggiunto, «hanno risposto che risolveranno il problema il più presto possibile». Rogge aveva precisato di «non avere alcun dubbio» sull’ «ottima organizzazionè ‘dei Giochi, aggiungendo che essi per avere successo dovranno svolgersi in un’ »atmosfera priva di violenza«