
Olmert va a Mosca e chiede il conto a Putin

19 Ottobre 2007
C’è qualcosa di profondamente kafkiano
nell’incontro tra Ehud Olmert e Vladimir Putin, avvenuto ieri pomeriggio a
Mosca. Ma la diplomazia è anche questo: vedere il premier israeliano, in prima
linea contro la corsa al nucleare dell’Iran, e il presidente russo, novello
(miglior) alleato di Mahmud Ahmadinejad, seduti allo stesso tavolo. L’uno,
Olmert, denuncia da tempo i rischi a cui il mondo andrebbe incontro se l’Iran
si dotasse della bomba atomica. L’altro, Putin, con Ahmadinejad ha appena
stretto un accordo di collaborazione militare e diplomatica: impedirà che
bombardieri americani possano decollare dagli stati confinanti, bloccherà le sanzioni
delle Nazioni Unite e sosterrà, anche materialmente, la corsa al nucleare
civile iraniano.
La visita lampo di Olmert è stata
imbastita in tutta fretta mercoledì. Il premier israeliano ha telefonato a
Putin, richiedendo un incontro faccia a faccia: di qui l’invito a Mosca e
l’organizzazione del viaggio a sorpresa. Olmert, che ha lasciato a terra i
giornalisti ed è stato accompagnato solo da un ristretto gruppo di
collaboratori, è giunto in Russia nella tarda mattinata, per ripartire poi a
sera tarda. Nel corso dell’ultimo incontro tra i due, oltre un anno fa, Putin
aveva rassicurato Olmert: un Iran dotato di tecnologia nucleare, disse il
presidente russo, non era nei suoi interessi. Ma ora sembra aver cambiato idea.
Cosa ha spinto Olmert a richiedere una
riunione immediata? Senza dubbio il recente incontro tra Putin e Ahmadinejad,
in occasione del meeting tra i cinque paesi che si affacciano sul Mar Caspio.
In quell’occasione il presidente russo ha stupito tutto l’Occidente, sancendo
un’alleanza di fatto con il regime iraniano e una netta contrapposizione – da
guerra fredda – tra Russia, da un lato, e Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna
dall’altro. E se George W. Bush ha immediatamente chiesto spiegazioni al
collega russo, paventando perfino il rischio di una terza guerra mondiale (nel
caso in cui l’Iran dovesse ottenere l’atomica), immaginate come si deve essere
sentito Olmert, a capo di uno Stato che Ahmadinejad dichiara apertamente di
voler “cancellare dalla cartina geografica” – o “estirpare come un
cancro”: il concetto è chiaro –. Aggiungete poi l’eterno ritardo delle
Nazioni Unite nell’imposizione di sanzioni più dure ad Ahmadinejad – sempre a
causa di Russia e Cina, apertamente contrarie – e capirete la preoccupazione
degli israeliani, così come l’impellente bisogno di un chiarimento da parte di
Olmert.
Ulteriore preoccupazione poi, mentre
Olmert era in viaggio per Mosca, hanno destato le parole del presidente
israeliano Shimon Peres. Così recita la dichiarazione ufficiale del presidente:
“Nonostante Putin dica di non credere che l’Iran stia sviluppando la
tecnologia nucleare per fini bellici, tutti conosciamo le sue intenzioni, e
molte agenzie di intelligence sparse in tutto il mondo possono provare che
l’Iran sta cercando di ottenere armi atomiche per la guerra e la morte”.
Insomma, il presidente non se la beve: Putin si allei pure per Ahmadinejad,
avrà le sue buone ragioni economiche e militari, ma non faccia finta di non
capire quali siano le vere intenzioni dell’Iran.
In questo contesto, Olmert ha messo
piede in Russia con obiettivi precisi: capire quali siano le vere intenzioni di
Putin con Ahmadinejad e convincerlo dell’assoluta pericolosità del soggetto in
questione, così come della necessità imporre al più presto sanzioni efficaci
all’Iran. Prima che sia davvero troppo tardi per qualsiasi azione diplomatica.
A questo proposito – promuovere la pratica delle sanzioni contro
l’arricchimento dell’uranio – Olmert si recherà domenica a Parigi (dove, con
Sarkozy e Kouchner, troverà fedeli alleati) e martedì a Londra. Il fronte più
delicato, quello cinese, lo lascerà invece al ministro degli Esteri Livni, che
starebbe già organizzando una visita diplomatica. Prima del viaggio a Mosca,
Olmert ha ricevuto inoltre una telefonata del leader dell’opposizione Binyamin
Netanyahu, il quale ha voluto far sapere a Putin che “in Israele siamo
tutti uniti nel credere che l’Iran non debba ottenere armi atomiche”.
Non è dato sapere quanto Putin abbia
realmente rassicurato Olmert: la doppiezza del presidente russo è proverbiale,
e i suoi interessi vengono prima di tutto. Sul piano formale, però, lo
“zar” si è mostrato comprensivo. Olmert ha messo subito in chiaro le
cose: “Mi piacerebbe che mi parlasse dei risultati del suo viaggio in Iran”
ha detto a Putin, “e parlare di altre questioni”. Altre questioni
che, secondo il quotidiano londinese in lingua araba “Al-Hayat”,
riguarderebbero la detenzione dei due soldati israeliani Ehud Goldwasser e
Eldad Regev, rapiti da Hezbollah nel luglio 2006, così come i progressi sulla
via della conferenza di pace di Annapolis – sulla quale Putin ha espresso
apprezzamento per gli sforzi israeliani sulla via di un accordo. “Spero
che questo incontro possa aiutarci nel progresso delle nostre relazioni
bilaterali” ha poi auspicato Olmert, ricevendo l’assenso di Putin:
“Mi fa piacere vederla a Mosca, mi ricordo che la sua ultima visita nella
capitale russa è stata esattamente un anno fa” ha detto il presidente,
ricordando che “le relazioni tra la Russia e Israele riguardano tanto la sfera
politica quanto quella economica”. “Abbiamo molto da discutere”,
ha chiuso Putin.
Protocollo diplomatico a parte,
difficilmente Putin si sarà sbilanciato sulla questione iraniana. Le
rassicurazioni date a Olmert saranno state probabilmente le stesse date al
mondo ieri mattina, nel corso di un incontro televisivo con la stampa: “La
Russia sta facendo progressi, insieme agli negoziatori internazionali, per
risolvere il problema del nucleare iraniano attraverso sistemi pacifici
nell’interesse della Comunità Internazionale e della popolazione
iraniana”. Il dialogo, secondo il presidente russo, viene prima delle
sanzioni: “Il dialogo con gli Stati è sempre la soluzione migliore, una
via più breve verso il successo di quanto lo sia una politica di minacce,
sanzione e pressione militare”. Le molte facce di Putin sono emerse
chiaramente durante il dibattito televisivo, quando – dopo aver predicato il
dialogo e la pace – ha annunciato che la Russia sta lavorando a nuove tipologie
di armi nucleari, al fine di incrementare le capacità difensive. Un bel
progetto pacifico, con tanto di missili e sommergibili.
Una cosa è certa: senza la Russia,
nessuna sanzione potrà mai essere efficace. Lo ha ribadito verdì mattina, ad
“Army Radio”, il Generale Giora Eiland: se non si vuole arrivare a
una guerra con l’Iran, bisogna chiarirsi con la Russia. La palla passa ora a
Tzipi Livni: anche lei, in Cina, avrà da lavorare.