Oltre il Pil c’è anche il “Fil”. Cameron punta sulla Felicità interna lorda
03 Novembre 2011
Se è vero che, come dimostra un recente studio scientifico condotto proprio in Inghilterra, l’elisir di lunga vita è la felicità, allora David Cameron con la sua “Fil” (Felicità interna lorda) è un primo ministro che ‘sta sul pezzo’. A un anno dal lancio del progetto di introdurre un nuovo indice di rilevazione che misurasse il benessere dei cittadini di Sua maestà che andasse oltre le mere cifre del Pil, il governo ha finalmente stilato il questionario da sottoporre ai cittadini per tastarne gli umori.
Siete soddisfatti della vostra vita? Siete soddisfatti di vostra moglie (o di vostro marito)? Come giudicate la vostra salute fisica e mentale? Avete un lavoro e ne siete soddisfatti? Siete contenti di vivere nel vostro quartiere e avete paura del crimine? Siete soddisfatti del vostro salario? Avete ricevuto una buona istruzione? Vi fidate dei politici nazionali e locali? I “10 indicators of wellbeing” sono stati predisposti – dopo una rilevazione che ha coinvolto 200 mila persone, a cui è stato chiesto di esprimere il loro grado di soddisfazione da zero a 10 – dall’Ufficio nazionale di statistica e saranno somministrati ai britannici che fino al prossimo 23 gennaio 2012 potranno compilarlo online. Poi, le loro risposte saranno raccolte nel British Household Panel Survey, un database che contiene già informazioni sulla vita di ben 15mila persone.
Si realizza così un sogno, quello del primo ministro inglese, che dura dal 2006 quando, pochi mesi dopo l’investitura alla leadership dei conservatori, disse che “l’obiettivo di misurare il benessere dei cittadini è la sfida politica dei nostri tempi”. Ci sono voluti cinque anni ma a quanto pare è riuscito nel suo intento e, probabilmente, anche nel momento storico giusto (anche se molti pensano il contrario). Sì perché il "What matters to you?" (questo il nome del questionario), che giunge in un periodo in cui la Gran Bretagna si ritrova strozzata dalle dure misure di austerity imposte dal governo per far fronte alla crisi, dà alla politica un aspetto più ‘umano’ e trasmette ai britannici l’idea che, esprimendo un giudizio sul proprio tenore di vita, siano loro stessi a suggerire come cambiare il destino del Paese.
Ovviamente non sono mancate le polemiche. A parte i soliti diffidenti – che già lo scorso novembre, quando Cameron partì, su suggerimento di due premi Nobel Joseph Stiglitz e Amartya Sen, con l’idea del “Regno della felicità” lo invitarono ad andarci cauto –, a far storcere il naso è stato il costo del progetto: 2 milioni di sterline. Una spesa che molti critici hanno liquidato come “soldi buttati” perché ritengono sia impossibile misurare qualcosa che non è effettivamente calcolabile. “La sola idea che la contentezza individuale possa essere misurata è, nella migliore delle ipotesi folle e nella peggiore un’intrusione – ha commentato la scrittrice Jill Kirby, direttore dal 2007 al 2011 del Centre for Policy Studies – e credo che il governo dovrebbe concentrarsi su cose concrete che davvero interessano la nostra vita piuttosto che su quello che loro pensano che noi proviamo”.
Perplessità e critiche a parte, si tratta di un progetto lodevole indicativo del fatto che, al di là della richiesta di sacrifici e di stringere la cinghia, il governo è intenzionato a tener conto delle esigenze e dei problemi del cittadino medio inglese. Si tratta, in un modo o nell’altro, di un obiettivo raggiunto con costanza e coraggio dal numero 1 di Downing Street in mesi non facili per l’amministrazione Cameron a causa degli scandali che hanno infangato personalità politiche a lui legate e della recessione economica.
Uno spirito, quello di cui si fa portavoce questa iniziativa , che tutto sommato dovrebbe istillare un po’ di ottimismo ed essere da esempio anche per altri Paesi (perché no, anche il nostro) in un epoca in cui la disaffezione e la disillusione nei confronti della politica la fanno da padrone. I numeri non sono tutto, l’ha capito il primo ministro inglese. Del resto, “Il Pil misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”. Lo aveva detto anche Bob Kennedy nel lontano ’68.