Omaggi di Zapatero all’elezione di Sarkozy

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Omaggi di Zapatero all’elezione di Sarkozy

11 Maggio 2007

Sull’onda dell’apprezzamento manifestato da Blair per la vittoria di
Sarkozy anche il premier spagnolo non ha voluto essere da meno, pur avendo naturalmente appoggiato la Royal nella corsa all’Eliseo, in nome dell’appartenenza alla stessa famiglia politica e nella speranza di rinsaldare
l’asse Parigi-Madrid. Zapatero, all’indomani delle elezioni presidenziali in
Francia, ha preferito lanciare lo sguardo oltre l’ostacolo in cerca di un
terreno comune con Sarkò, invece di perdersi in dichiarazioni volte a spiegare
le ragioni della vittoria dell’uno e della sconfitta dell’altra,  rifacendosi in modo strumentale alle logiche
politiche interne come avviene nel nostro paese.

Queste
terreno comune lo trova apparentemente facendo leva su due aspetti: da un punto
di vista simbolico, punta sul valore della rottura incarnata dal nuovo
presidente rispetto al suo predecessore gaullista Chirac, cercando
indirettamente un parallelismo con la sua rottura rispetto alla tradizione del
socialismo spagnolo; da un punto di vista politico, oltre a ricordare la collaborazione
con l’allora ministro dell’Interno dell’esecutivo de Villepin contro il terrorismo,
punta tutto su un sostegno formale al programma europeista del nuovo inquilino
dell’Eliseo.

Politici
e analisti nostrani lo hanno già notato: non solo Sarkozy può avere un ruolo da
traino per il rinnovamento della destra europea in una stagione in cui
l’ancoraggio a vecchi schemi ideologici non paga più in termini di consenso, ma
il suo ruolo può essere fondamentale per fare uscire le istituzioni del Vecchio
Continente dal torpore in cui sembrano essere cadute dopo il fallimento
dell’ormai vecchio trattato costituzionale del 2004.

Non
c’è dubbio Sarkozy ha tutte le carte in regola per guidare il nuovo “rilancio
europeo” e il premier spagnolo ne è consapevole. Sarkozy
vorrebbe giungere entro dicembre 2007 alla firma del nuovo “minitrattato”, cercando
quindi di chiudere la partita prima della fine dell’anno, in corrispondenza del
cinquantenario della firma dei Trattati di Roma.

Zapatero
manifesta entusiasmo sia per i tempi stretti voluti dal nuovo presidente
francese, sia per i contenuti proposti. Tuttavia, un’analisi della politica
europeista messa in campo dal premier spagnolo fino ad ora risulta lontana
dalla nuova proposta francese. Come farà Zapatero a spiegare ai suoi elettori
la difesa a oltranza del trattato costituzionale europeo del 2004 (peraltro
approvato per via referendaria in Spagna) 
e il sostegno al progetto del nuovo “minitrattato”, che tra le tante
differenze prevede solo l’approvazione parlamentare? E ancora, come si
comporterà la diplomazia spagnola in sede negoziale di fronte all’ipotesi di cancellare
l’articolo che prevede la superiorità del diritto comunitario  su quello nazionale? Ed infine, come il
premier spagnolo concilierà il sostegno all’europeismo di Sarkozy alla luce
della sua chiara opposizione all’ingresso alla Turchia, posizione antitetica a
quella mantenuta dalla Spagna? Non sono questioni tecniche ma problemi
sostanziali ai quali Zapatero  dovrà
rispondere prima o dopo il  Consiglio
europeo in programma a Bruxelles il  prossimo 21 giugno.