Omicidio Claps. Il killer aggredì Elisa anche dopo averla uccisa
25 Ottobre 2010
di redazione
Chi uccise Elisa Claps si accanì sul suo corpo dopo la morte: lo sostiene la paleontologa Eva Sacchi, nella perizia depositata nei giorni scorsi alla Procura di Salerno, nell’ambito del primo incidente probatorio sul caso dell’omicidio della ragazza di Potenza.
"Il taglio di tutti i vestiti e lo spostamento di alcuni di questi – scrive il perito – (operazioni svolte probabilmente anche rivoltando il corpo) necessitano che l’aggressore abbia continuato ad agire sul corpo stesso per un tempo relativamente lungo dopo la morte, o comunque dopo che la vittima non era più in grado di opporre qualsiasi resistenza".
Inoltre, la perizia rivela che l’assassino utilizzò almeno due armi, una forbice e una lama, sul corpo di Elisa Claps, la cui salma fu ritrovata nel sottotetto. "L’insieme dei dati ottenuti dall’analisi dei danneggiamenti – si legge nel documento – fanno supporre verosimilmente che la forbice fosse di medie dimensioni e la lama molto tagliente. Tutti gli indumenti della porzione del corpo, ad eccezione delle spalline – aggiunge – hanno subito danneggiamenti da lama". "Sulla coppa sinistra del reggiseno è riconoscibile una soluzione di continuità attribuibile a una lama monotagliente – scrive ancora il perito -. Sulla porzione posteriore del top sono riconoscibili da 4 a 8 soluzioni di continuità attribuibili all’azione di una lama. Sulla porzione anteriore della maglia sono presenti da due a sette soluzioni di continuità attribuibili alla azione di un mezzo tagliente, mentre nella porzione posteriore il numero di danneggiamenti non èdefinibile. La trama a maglia larga, la possibile coalescenza dei danneggiamenti e la possibilità di danneggiamenti secondari generati dalla lama non consentono di determinarne il numero esatto".
Per quanto riguarda il bottone rosso trovato nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza, "in prossimità del cadavere", secondo la paleontologa Eva Sacchi potrebbe essere appartenuto all’abito di un cardinale. Il bottone non è compatibile con quelli dell’abito talare di Don Mimì Sabia – lo storico parroco di Potenza deceduto nel 2008 – il giallo rimane aperto però: proprio quell’abito fa supporre, infatti, a chi lo ha analizzato, che i bottoni siano stati sostituiti. "Ammettendo l’appartenenza del bottone a un abito talare, dato il particolare tipo di rosso, rosso ponsò – scrive il perito -, ammettendo che il colore , (cosa verosimile data la composizione della fibra), non abbia subito una variazione, il bottone potrebbe essere appartenuto ad un abito cardinalizio". "I bottoni dell’abito talare cardinalizio trovati in un armadio dei locali della chiesa della Santissima Trinità non sono compatibili da un punto di vista strutturale con il bottone trovato nel sottotetto", sottolinea poi il perito, che aveva appunto il compito di analizzare l’abito del parroco, per fugare i dubbi su un eventuale coinvolgimento dell’anziano sacerdote nell’occultamento del cadavere. È a questo punto che però la Sacchi conclude: "Le condizioni dell’abito, usurato e più volte riparato, e l’ottima condizione dei bottoni fanno ritenere possibile che i bottoni siano stati sostituiti".