Omicidio Jo Cox, il killer lunedì in tribunale. Gran Bretagna riscopre neonazismo
19 Giugno 2016
La giustizia inglese fa i conti con “Tommy”, Thomas Mair, l’ultranazionalista inglese che ha ammazzato la deputata laburista Jo Cox. L’uomo appare legato ad ambienti della estrema destra e con il suo gesto, folle, secondo alcuni, ha influenzato non poco la campagna per il voto al referendum su Brexit, con il fronte del Remain, favorevole a far restare la Uk nella Ue, che torna in vantaggio, di poco, nei sondaggi.
Lunedì mattina il killer torna davanti ai giudici. Mair, il 52enne simpatizzante neo-nazista che giorni fa ha assassinato la deputata laburista, era già apparso davanti alle corti inglesi. La Corte di Westmisnter ha ascoltato per la prima volta l’uomo nella udienza preliminare, in manette e con addosso una tuta di colore grigio. Domani, Mair sarà davanti alla Old Bailey, la Corte Penale Centrale di Londra.
Mair per ora è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, alla periferia sud-orientale della capitale britannica. E’ accusato di omicidio premeditato, lesioni gravi, detenzione e possesso illegale di armi. L’udienza preliminare è durata poco, ma comunque abbastanza da consentire a Mair, che sarebbe affetto da non meglio specificate turbe mentali, di urlare alla Corte: “Morte ai traditori, libertà per la Gran Bretagna!”. Quando i giudici gli hanno chiesto nome e generalità, l’imputato si è rinchiuso nel mutismo, e non ha più aperto bocca.
Da dove arriva Tommy Mair? Dall’Inghilterra del nord, da un Paese oscuro e profondo con pulsioni nazionaliste e razziste, che mischiate al suo presunto squilibrio mentale e alla peste dell’ideologia lo hanno spinto ad uccidere la Cox. Per “Tommy”, “i traditori” come la Cox andavano puniti per l’impegno in favore degli immigrati, per la vicinanza alle comunità più diverse, musulmani in testa, per la convinzione – testimoniata in parlamento dalla parlamentare laburista – che fra le persone di fedi ed etnie varie, mescolate nel suo collegio come nel Paese, fossero “molte di più le cose che uniscono di quelle che dividono”.
La West Yorkshire Police intanto continua a indagare sulla contiguità dell’imputato a frange estreme di certa destra radicale, sulle simbologie suprematiste e neonazi, su questa Inghilterra, appunto, legata a vecchie mitologie suprematiste e frustrata da decenni di declino postindustriale. Tommy viveva a casa con la nonna circondato da memorialistica nazista, da libelli cari all’ultradestra, da manuali per la fabbricazione di armi ed esplosivi artigianali. Tutta roba scovata dagli investigatori in casa sua.
Gli investigatori lo hanno legato a gruppi estremisti come lo Springbok Club, una cerchia di sedicenti inglesi purosangue che rimpiange l’apartheid sudafricano e onora ad un tempo “il libero mercato” e la solidarieta’ bianca con “i fratelli e le sorelle etniche” del Commonwealth. O con la National Alliance americana, un sodalizio filo-nazista attivo negli Usa fino al 2013, andato avanti per anni, a partire dal 1999, con l’acquisto online di volumi per imparare l’arte del sabotaggio e dell’agguato.
Intanto in Gran Bretagna è ripresa la campagna in vista del referendum del 23 giugno sulla Brexit, dopo la sospensione per l’omicidio della deputata laburista. A cinque giorni dal voto, i due schieramenti sono tornati ad occupare la scena mediatica con interviste e articoli su quotidiani e televisioni. Al centro, l’economia e l’immigrazione.
David Cameron ha annunciato che rimarrà premier qualunque sia il risultato del referendum sulla Brexit. Lo ha detto in un’intervista al Times dove ammette di sentirsi responsabile della consultazione in quanto èstato lui stesso a convocarla nel 2015. Cameron ha detto che solo lui è in grado di portare avanti i negoziati con l’Ue in caso di vittoria del sì, grazie alle sue “solide relazioni” con Bruxelles
Il fronte filo-Ue di Remain è intanto tornato in vantaggio in Gran Bretagna su quello euroscettico di Leave in vista del referendum di giovedì. In un sondaggio del Sunday Times, il Leave è sotto di un punto rispetto al Remain, 43% contro il 44% .