Omofobia, ecco il testo alternativo del centrodestra: perseguire la violenza senza ideologie
06 Maggio 2021
La mossa a sorpresa annunciata ieri oggi si è concretizzata. Il centrodestra di Governo ha presentato questa mattina un proprio disegno di legge sulla omofobia a firma dei senatori Licia Ronzulli di Forza Italia, Matteo Salvini della Lega, Gaetano Quagliariello di Cambiamo e Paola Binetti dell’Udc. Accolto ieri con un atteggiamento di apertura anche da Fdi e lungi dall’essere un testo semplicemente ostruzionistico (come strumentalmente è stato etichettato dal centrosinistra) il Ddl propone una netta visione nella lotta alle violenze motivata anche da ragioni sessuali liberando tale principio da ogni concetto ideologico legato al genere. Per questo il testo, a differenza di quello a firma Alessandro Zan in discussione in Senato, fa riferimento non ai reati di opinione previsti dalla legge Mancino, bensì alle leggi riguardanti la censura di qualsiasi forma di violenza.
Il testo
DISEGNO DI LEGGE
Disposizioni in materia di circostanze aggravanti nei casi di violenza commessa in ragione dell’ origine etnica, credo religioso, nazionalità, sesso, orientamento sessuale, età e disabilità della persona offesa.
D’iniziativa dei senatori Licia Ronzulli, Matteo Salvini, Paola Binetti, Gaetano Quagliariello
Articolo 1
1. All’articolo 61 primo comma del codice penale dopo il n. 1) è aggiunto il seguente:
“1-bis) l’aver agito in ragione dell’origine etnica, credo religioso, nazionalità, sesso, orientamento sessuale, disabilità nonché nei confronti dei soggetti che versano nelle condizioni di cui all’articolo 90-quater del codice di procedura penale;”.
Art.2
1. All’articolo 69 del codice penale, il quarto comma è sostituito dal seguente:
“Le disposizioni del presente articolo si applicano anche alle circostanze inerenti alla persona del colpevole, esclusi i casi previsti dall’articolo 99, quarto comma, i reati aggravati dall’articolo 61 n. 1-bis), nonché i casi previsti dagli articoli 111 e 112, primo comma, numero 4), per cui vi è divieto di prevalenza delle circostanze attenuanti sulle ritenute circostanze aggravanti, ed a qualsiasi altra circostanza per la quale la legge stabilisca una pena di specie diversa o determini la misura della pena in modo indipendente da quella ordinaria del reato.”
Art. 3
1. All’art. 69-bis del codice penale sono aggiunte, dopo le parole “procedura penale”, le seguenti: “e per i delitti aggravati dall’art. 61 n. 1-bis),”
Il commento
“All’articolo 1 si interviene sulla parte generale del codice penale, mediante un’aggravante che si pone in rapporto di specialità rispetto a quelle già presenti nell’articolo 61 attualmente vigente. Gli articoli 2 e 3 assicurano invece un efficace apparato repressivo, attraverso la predisposizione di un sistema di “blindatura” della circostanza: esso limita il potere del giudice di bilanciare tale circostanza aggravante con eventuali attenuanti – spiegano i firmatari -. Così com’è concepito, l’intervento legislativo offre quindi una tutela reale ed effettiva alla repressione delle violenze e di ogni altro comportamento offensivo commesso in ragione della origine etnica, credo religioso, nazionalità, sesso, orientamento sessuale, età e disabilità della vittima”.
L’analisi
Il valore politico del Ddl è duplice: dal punto di vista del metodo, promuovendo una azione corale e concreta di questo tipo, offre la possibilità al centrodestra di giocare un ruolo da protagonista e non solo difensivo sul tema della lotta alla omofobia, dal punto di vista del merito, invece, sgombra il campo dagli scenari ideologici connessi alla legge Zan. La sfida che il centrodestra di governo all’asse Pd-5 Stelle è evidente. Il testo, perseguendo qualsiasi forma di violenza, obbliga il centrosinistra ad esprimersi sul tema specifico del contrasto alle violenze depurandolo da tematiche ideologiche legate alle tesi gender. Aspetti controversi che, al di là di come la si pensi, possono essere affrontati in modo scollegato rispetto al tema – questo sì unificante – della lotta alla omofobia. Insomma, Lega, Forza Italia e Cambiamo decidono di giocare proprio sulla unità di intenti di contrasto alle violenze, sottolineando come una battaglia di tutti nulla abbia a che fare con l’applicazione di teorie gender non solo divise, ma non collegate in senso stretto alle finalità più volte rimarcate dagli stessi sostenitori del Ddl Zan.