Onida, Violante, Quagliariello, Mauro. Una sfida senza Totem e Tabù

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Onida, Violante, Quagliariello, Mauro. Una sfida senza Totem e Tabù

Onida, Violante, Quagliariello, Mauro. Una sfida senza Totem e Tabù

31 Marzo 2013

Il presidente della Consulta e candidato alle primarie del Centrosinistra del 2010 a Milano, Valerio Onida. Il capogruppo di Scelta Civica al Senato ed ex vicepresidente del Parlamento europeo, Mario Mauro. L’ex vicepresidente dei Senatori del Pdl e professore alla Luiss, Gaetano Quagliariello, e l’ex presidente della Camera Luciano Violante del Pd. Sono i quattro "saggi" scelti da Napolitano per cercare di trovare una quadra sulle riforme istituzionali cominciando da quella della legge elettorale.

Compito arduo considerando il "timing" ristretto e lo scetticismo con cui i grandi partiti e pezzi della stampa sembrano aver accolto la decisione del Capo dello Stato. Grillo dice che non servono "badanti per la democrazia", Bersani non rinuncia al sogno del "governo di cambiamento", il Pdl aspetta ma non ha gradito molto la mossa in solitaria di Napolitano. Sfotte ironicamente Stella dal Corriere della Sera, rievocando tutte le volte che nella storia repubblicana si è ricorso ai "saggi" senza ottenere chissà quali risultati. Ci va giù con la delicatezza che lo contraddistiungue Gomez sul Fatto Quotidiano, "la lista dei saggi è una perfetta fotografia della classe dirigente, bugiarda, incompetente e voltagabbana".

Eppure nei prossimi giorni gli scontenti dovranno farsene una ragione. Si riparte dalla discussione sulla riforma della legge elettorale e da quella proposta avanzata a suo tempo dal Pdl di un ripensamento del premio di maggioranza. Allora, le "feluche" di Pd e Pdl non riuscirono ad approvare nessuna modifica del "porcellum", adesso devono riprovarci nella "prorogatio" del governo Monti voluta da Napolitano. Il dato diverso rispetto al passato è che il Pd non può più tergiversare pensando di averne comunque un ritorno elettorale, visto come sono andate le elezioni ai Democrats con la legge in vigore. Così come anche nel Pdl si dovrà fare una qualche riflessione sulle "liste bloccate" che molti italiani vorrebbero più aperte all’elettore e meno alle segreterie dei partiti.

Va ricordato che il "porcellum" con il passare del tempo si è guadagnato un gran numero di detrattori, a cominciare dal suo sponsor, Calderoli (che lo definì "una porcata"), tra gli esperti di scienze politiche ed affari costituzionali, e da parte della stessa Corte costituzionale. L’instabilità determinata dalla mancanza di una riforma elettorale influenza anche i governi, costretti a procedere sempre più spesso con decretazione d’urgenza e voti di fiducia, ed ha in qualche modo ‘snaturato’ la funzione stessa della Presidenza della repubblica, "parificata" agli altri organi di governo.

Riusciranno i "saggi" a mettersi d’accordo e a persuadere un Parlamento poco convinto della decisione di Napolitano? L’importante è non trasformare la questione, come sempre accade in Italia, in un moloch sotto il quale ogni partito voglia elevare le proprie rivendicazioni, ma affrontarla per quello che è. Uno strumento legislativo, un modo di trasformare voti in seggi e non una religione di Stato. Se il voto ha sancito uno scenario con tre forze che si equivalgono nei consensi allora perché non ripartire proprio dalla questione del "premio di governabilità", nella convinzione che non si possa darlo a un partito che prende si è no il trenta per cento dei voti?