Onore a Freya von Moltke e alla resistenza Cristiana al Nazismo

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Onore a Freya von Moltke e alla resistenza Cristiana al Nazismo

21 Febbraio 2010

Se n’è andata senza troppi clamori all’età di quasi 99 anni, nella sua residenza di Norwich, nel Vermont, dove risiedeva ormai dal 1960. Moglie di quell’Helmuth James von Moltke protagonista sempre troppo poco ricordato della resistenza antinazista, Freya von Moltke è stata una delle donne tedesche più importanti del secolo scorso. Il premio intitolato a Sophie e Hans Scholl, icone della resistenza tedesca al nazismo, attribuitole nel 1989, ne rappresentò il pieno riconoscimento.

Di formazione giuridica alla pari del marito, morto impiccato il 23 gennaio 1945 a Plötzensee insieme ad altri appartenenti al “circolo di Kreisau” per presunte collusioni con i protagonisti del fallito attentato a Hitler del 20 luglio 1944, Freya ha dedicato gli ultimi decenni della sua esistenza alla pubblicazione di diversi libri sull’opposizione antinazista tedesca e sull’opera del marito, fino a trasformare, dopo la riunificazione, la casa di famiglia di Kreisau in un centro culturale per la distensione fra Germania e Polonia.

Helmuth von Moltke rifiutò fin dall’inizio di aderire al partito nazista e proprio a Kreisau, in quella proprietà della Slesia ereditata da una famiglia aristocratica dalle forti tradizioni militari prussiane, aveva iniziato ad incontrare chi, come lui, non si riconosceva nel Terzo Reich e piuttosto lavorava per la costruzione di un futuro per la Germania che sarebbe seguita alla disfatta. Tra i più stretti collaboratori di Moltke c’erano Peter Yorck von Wartenburg, Carlo Mierendorff, Adolf Reichwein, Horst von Einsiedel, Adam von Trott zu Solz, Hans Bernd von Haeften e Theodor Haubach, mentre tra i documenti prodotti dal “circolo” è da ricordare quello del 1943, intitolato "Grundsätze für die Neuordnung", dove si auspicava un nuovo stato tedesco da costruire “nello spirito del cristianesimo”, con lavoratori e chiesa pronti ad assumere al suo interno un ruolo centrale.

Freya fu parte attiva di tutto questo, e per quanto poté sostenne le azioni del marito, impegnato, come avvocato, a difendere i perseguitati e ad evitare la fucilazione ai “traditori” e i maltrattamenti ai prigionieri di guerra.

Sottratte nascostamente ai nazisti prima e ai sovietici poi, Freya von Moltke riuscì solo nel 2005 a pubblicare le memorie e le lettere del marito scritte durante la reclusione a Berlino-Tegel. Pur nelle condizioni di un prigioniero privilegiato (poteva vestire abiti civili, sbrigare pratiche professionali, mangiare dignitosamente, leggere), con la corrispondenza indirizzata a Freya Helmuth von Moltke ha testimoniato con lucidità e piena partecipazione l’orrore che quotidianamente si consumava al suo fianco, senza sconti: “Per me sta finendo un anno da ricordare”, scriveva a fine 1944. “L’ho trascorso tra persone che venivano preparate ad affrontare una morte violenta e almeno una decina di loro apparteneva al mio gruppo. Così la morte mi ha accompagnato per un intero anno”.

Permeato da quella profonda fede protestante che lo sollecitava alla lettura quotidiana della Bibbia, gli scritti che gli sono sopravvissuti, in particolare quelli che precedono la condanna a morte, disegnano il ritratto di un uomo certo dell’affetto dei propri cari (“senza di te, mio cuore”, scrive alla moglie,”non avrei l’amore”) e per questo saldo nella carità: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli”, scrive citando il tredicesimo capitolo della Lettera ai Corinti di San Paolo, “sarei come un bronzo che rimbomba o come un cembalo che strepita”.

Freya von Moltke ha conservato per decenni questa memoria con discrezione, certa che il sacrificio del marito, unito a quello di tanti altri, non era stato vano.