Onu contro Italia, ci mancava la “extraordinary rendition”
18 Luglio 2013
Le Nazioni Unite hanno criticato l’Italia per la "deportazione" di Alma Shalabayeva e della figlia Alua, la famiglia dell’oligarca kazako Ablyazov attualmente uccel di bosco. Secondo gli esperti della immigrazione del Palazzo di Vetro, François Crépeau, Juan E. Méndez e Gabriela Knaul, l’Italia ha trasferito "illegalmente" da Roma in Kazakistan le due donne. Ora Roma dovrà impegnarsi, sempre secondo gli esperti onusiani, a riportare in Italia la Shalabayeva. "L’impressione," rilevano gli onusiani, è "che si sia trattato di una extraordinary rendition", i sequestri segreti condotti dalle intelligence per trasportare terroristi in Paesi "amici" per sottoporli a pesanti interrogatori.
L’Italia avrebbe negato garanzie basilari alle donne e negato alla Shalabayeva la possibilità di fare appello contro la "deportazione" chiedendo asilo politico. "Siamo incoraggiati nel vedere che l’Italia ha riconosciuto pubblicamente che l’espulsione della signora Shalabayeva e di sua figlia è stata illegittima e inaccettabile", scrivono gli onusiani nel loro rapporto, che chiede anche di far luce sui "responsabili" della operazione. Ci si aspettava, dopo l’espulsione della donna e la cagnara sollevata dalle opposizioni contro il ministro degli interni Alfano, che la bacchettata all’Italia arrivasse dall’Europa.
Ma i paesi europei e l’Unione hanno tenuto un basso profilo sulla vicenda, essendo legati al regime kazazo come l’Italia, per questioni strategiche da un punto di vista economico e anche militare (Nazarbayev è un "amico" della Nato). Così ci pensa l’Onu, anche se non è chiaro quale processo in Italia non sia stato rispettato, visto che proprio il ministro Alfano ha confermato che essendo la donna una clandestina è stata espulsa con un procedimento regolare. Certo, c’è la questione del volo con i diplomatici kazaki che la attendeva per riportarla a casa. Ma quanto è strana questa "rendition".
Niente servizi segreti, ma un operazione di polizia. Diritto di asilo, certo, ma la donna è rimasta clandestina in Italia senza chiederlo e se ne è ricordata nelle ultime ore trascorse nel CIE dopo il fermo. E al ritorno in patria, nessun waterboarding o torture come quelle lamentate dall’imam Abu Omar in Egitto, neppure un arresto ma per adesso solo un fermo in casa della sua famiglia. Viene da chiedersi se gli esperti dell’Onu la vicenda kazaka l’abbiano studiata per davvero o si siano abbeverati alla stampa, come quella inglese, che racconta la versione di Alma ma dimentica di aggiungere che Londra si è già liberata di Ablyazov, avendo le corti britanniche confermato che si tratta di un finanziere d’assalto più che del nuovo Nelson Mandela del Kazakistan.