Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito alle 7 del pomeriggio (l’una di notte in Italia) per discutere sull’offensiva di terra condotta da Israele contro Gaza. La richiesta dell’incontro era stata avanzata dal presidente palestinese Abu Mazen che ha chiesto ai membri del Consiglio di condannare l’attacco dello stato ebraico.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban ki-Moon, ha avuto parole dure per Israele, condannando le uccisioni dei civili palestinesi e parlando di “situazione da incubo” a Gaza. Il ministro Livni ha telefonato al segretario generale per assicurargli che Israele sta conducendo un’operazione difensiva e che lo stato ebraico garantirà l’invio di aiuti umanitari nella Striscia.
La Libia ha sottoposto al Consiglio una nuova risoluzione di condanna di Israele messa a punto con la diplomazia palestinese e la Lega Araba, dopo quella che era stata rifiutata nei giorni scorsi. Tra i membri permanenti del Consiglio – le potenze che uscirono vincitrici dalla Seconda Guerra mondiale più la Cina – ci sono posizioni divergenti. La Francia ha condannato apertamente l’intervento di terra aprendo una spaccatura nell’Unione Europea, che dal primo gennaio è guidata dalla Repubblica Ceca.
Praga, un fedele alleato degli Usa e di Israele, appoggia la tesi israeliana per cui l’operazione serve a far cessare i lanci di razzi da parte di Hamas. L’operazione di terra ha come obiettivo dichiarato quello di distruggere le postazioni nemiche scampate all’attacco aereo.
Proprio la Repubblica Ceca, uno stato entrato da poco nell’UE, ma che ha vissuto sulla propria pelle le devastazioni del totalitarismo sovietico, si è schierata senza troppi giri di parole contro la dittatura esercitata dagli islamisti radicali su Gaza. “Perché sono uno dei pochi che esprime comprensione per Israele? – si è chiesto retoricamente il ministro degli esteri ceco Scharzenberg – Semplicemente perché mi godo il lusso di dire la verità”.
Fonti del governo inglese hanno dichiarato che “la posizione ceca non è quella del governo inglese”. Anche la Gran Bretagna è un altro dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. Il ministro degli esteri inglesi Miliband ha chiesto che venga fissato un incontro urgente tra palestinesi e israeliani per fermare le ostilità.
E l’America? L’ambasciatore all’Onu Khalilzad ha già fatto sapere che gli Usa si oppongono a qualsiasi risoluzione di condanna dello stato israeliano. Grazie al cielo il mandato del presidente Bush non è ancora finito e l’asse tra gli Usa e l’Europa a guida ceca può far sentire la sua voce all’interno del Consiglio. Piuttosto conviene domandarsi che valore ha il prolungato silenzio di Obama – non una dichiarazione, neppure ufficiosa – sulla situazione a Gaza.
E va bene che il presidente eletto si sta comportando da gentiluomo aspettando l’insediamento del prossimo 20 gennaio. Ma sarebbe interessante avere almeno una pallida idea di quello che farà l’America quando lui sarà al suo posto di Comandante in Capo.