Onu: mai così tanti rifugiati, in Italia domande raddoppiate nel 2016
20 Giugno 2016
Oggi si parla di rifugiati, mai così tanti nel mondo. L’Onu, attraverso l’UNHCR, proclama la giornata mondiale dei rifugiati. Il presidente della Repubblica, Mattarella, visita il Centro Astalli e rivendica la scelta della “accoglienza” fatta dall’Italia. Ma il problema è: può bastare l’accoglienza a governare il fenomeno migratorio? Può essere l’Onu di oggi, una organizzazione che stenta a imporsi nei conflitti globali che innescano la marea dei profughi e dei rifugiati, a dirci cosa fare?
“L’Onu, proclamando la Giornata del Rifugiato, insieme agli Stati che ne fanno parte ha richiamato all’impegno pubblico, degli Stati, di tutta la comunità internazionale”, dice Matteralla. “Il Centro Astalli, come altri centri e associazioni impegnati su questo fronte, esprime la società civile. E’ una collaborazione indispensabile tra il pubblico e il privato”. “Nessuno lascerebbe il proprio Paese se potesse vivervi in pace e in tranquillità”, ha aggiunto Mattarella. La Giornata del Rifugiato e le iniziative come quelle del Centro Astalli si collocano in una sorta di crocevia, di punto di incontro: da un lato i rifugiati che fuggono da guerre, da angherie, da carestie, dall’altro i Paesi di approdo”.
Intanto i dati diffusi da UNHCR mettono i brividi: “Le persone costrette alla fuga nel 2015 sono state 65 milioni, contro i 59 del 2014. Si tratta di 24 ogni minuto. Complessivamente è un numero maggiore di quello dell’intera popolazione di Francia o Regno Unito o della stessa Italia. E la metà sono bambini” dice il delegato della Agenzia dell’Onu per i rifugiati per il sud Europa, Stephane Jaquemet, intervenendo oggi a un’iniziativa nella sede della Regione Toscana a Firenze.
“Questi numeri,” precisa Jaquemet, “significano che una persona ogni 113 nel mondo è costretta alla fuga. Negli ultimi 5 anni c’e’ stato un incremento esponenziale nel loro numero a causa delle crisi che durano più a lungo, penso a quelle in Somalia e Afghanistan iniziate trenta e quaranta anni fa, e per la maggiore frequenza con cui si verificano”. Unhcr fa anche sapere che se è vero che nel 2015 l’Europa ha vissuto il problema di dover accogliere un milione di profughi, la gran parte dei dei rifugiati si trova altrove: l’86% in Paesi a medio o basso reddito vicini a Paesi in situazione di conflitto.
La Turchia, con 3 milioni di rifugiati,è il principale Paese ospitante nel mondo, mentre il Libano ha il più alto rapporto (183 ogni mille abitanti) tra rifugiati e popolazione residente. In Italia, per inciso, c’è stato un raddoppio nei primi mesi di quest’anno delle richieste di asilo presentate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
“Il numero, la complessità e la natura prolungata dei conflitti di oggi, significano che le migrazioni forzate hanno ormai raggiunto un livello senza precedenti dalla fondazione delle Nazioni Unite; sostanzialmente oltre 60 milioni di persone in tutto il mondo sono costrette ad abbandonare la propria casa”, afferma Filippo Grandi, Alto commissario Onu per i rifugiati.
“In questo tragico contesto – sottolinea Grandi in una nota – una retorica politica disgregante in materia di asilo e di migrazione, e livelli preoccupanti di xenofobia, stanno minacciando le convenzioni internazionali che tutelano chi e’ costretto a fuggire da guerra e persecuzione”.
“Invece di una ripartizione degli oneri, vediamo la chiusura delle frontiere; invece di volontà politica c’è paralisi politica. E le organizzazioni umanitarie come la mia sono lasciate ad affrontarne le conseguenze, mentre allo stesso tempo lottano per salvare vite con budget limitati”.
“L’UNHCR vede il 2016 come un momento di svolta per la causa dei rifugiati”, dice ancora, aggiungendo che “i leader mondiali non possono più restare a guardare in modo passivo” e “una storica riunione ad alto livello dell’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite su come affrontare i grandi movimenti di rifugiati e migranti, il 19 settembre, metterà tutti noi alla prova”.
Dalla Toscana si fa sentire il governatore Rossi che difende il modello di accoglienza della sua regione e rilancia con un Patto per immigrazione e accoglienza. “Aspettiamo di essere convocati dal ministro degli interni”, aggiunge Rossi. “Circa il 10% della popolazione toscana è composta da immigrati regolari”, spiega, dicendo che potrebbe essere possibile “prevedere forme di premialità per quei Comuni che ospitano migranti”, citando l’esperienza di “Riace e sulla costa ionica, capace di dare accoglienza e di far sì che i rifugiati possano integrarsi e ridare vita ad attività abbandonate ripopolando paesi a rischio di estinzione”.
Di nuovo, può bastare solo questo? L’accoglienza fine a se stessa? Perché non si parla e più diffusamente del problema legato ai migranti illegali che attraversano le frontiere e che spesso rifugiati non sono? Cosa ci diremo oltre le belle parole all’Onu per risolvere, diplomaticamente e non solo, una crisi bestiale come quella in Siria, centinia di migliaia di morti, milioni di profughi, o della Libia nel caos? Oltre le belle dichiarazioni di principio e la maschera della ‘comunità internazionale’ cosa si può fare, praticamente, per governare e in certi casi fermare i flussi impazziti della immigrazione?