Ospedale Saronno, inchiesta si allarga. Sequestrate oltre 50 cartelle cliniche

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Ospedale Saronno, inchiesta si allarga. Sequestrate oltre 50 cartelle cliniche

01 Dicembre 2016

Un’inchiesta destinata ad allargarsi, quella che ha portato all’arresto del medico anestesista Leonadro Cazzaniga, accusato di aver ucciso con un cocktail di farmaci quattro anziani pazienti arrivati nel Pronto Soccorso di Saronno dove lavorava. 

Con lui arrestata anche la sua compagna, Laura Taroni, responsabile della morte di suo marito. A indicarle quali farmaci usare sarebbe stato lui, Cazzaniga, “l’angelo della morte”, che aveva personalmente creato un cocktail di farmaci mortale per pazienti da lui ritenuti privi di aspettativa di vita: una sorta di anestesia con dosi di morfina, che i consulenti hanno accertato essere dieci volte superiori al consentito. 

“Io ogni tanto ho voglia di… uccidere qualcuno…ne ho bisogno”. Sono le parole shock di Laura Taroni contenute nelle intercettazioni raccolte dagli inquirenti. A questa affermazione dell’infermiera il compagno domanda: “tu ne hai parlato con la psichiatra?”, lei gli risponde “sì, ma a me ha detto: però non lo fa”. Il medico sessantenne chiude la conversazione dicendo: “ma non sa che lo hai fatto”. 

Nelle intercettazioni la Taroni è stata registrata mentre dialoga con il figlio minore. Al quale ad un certo punto dice: “per uccidere non si può usare la spada, bisogna essere furbi commettere l’omicidio perfetto: quello farmacologico”. La Taroni consiglia anche a Cazzaniga come deve comportarsi: “secondo me non devi aver paura di venire al lavoro … non pigliarti più i casi”. Lui risponde: “non c’è nessuna prova capisci, dove sono? Sono illazioni”.

Si tratta di intercettazioni che fanno temere agli inquirenti che il numero di casi gestiti nel pronto soccorso da Cazzaniga potrebbe essere molto maggiore. Ad oggi il faldone delle indagini svolte dai carabinieri di Saronno, coordinati dal Procuratore Capo di Busto Arsizio, Gianluigi Fontana, e dal sostituto Cristina Ria, riguarda casi compresi tra il 2012 ed il 2013. 

Due sono i casi su cui i carabinieri sono già al lavoro: quello della morte della madre della Taroni e di quella del padre di Cazzaniga. La prima è deceduta in casa, il secondo è morto in pronto soccorso, proprio mentre il figlio era di turno. 

Parallelamente il lavoro dei carabinieri prosegue nello scavare a fondo sull’attività professionale del medico da quando è arrivato al pronto soccorso di Saronno: si indaga su tutti i casi trattati dal dottore in ospedale. I carabinieri hanno sequestrato decine e decine di cartelle cliniche su cui sono in corso verifiche. Si vuole stabilire se e quali siano stati i casi sottoposti al “protocollo Cazzaniga“. Sono sette al momento gli infermieri dipendenti dell’ospedale che hanno ammesso di aver sentito parlare del protocollo. 

In realtà, erano in molti a sospettare che lì dentro avvenisse qualcosa di strano, ma quasi tutti hanno taciuto. Infatti, Cazzaniga, insieme alla sua compagna, era riuscito a creare intorno a sé un clima di paura e omertà.

Gli infermieri hanno ammesso di essere a conoscenza del protocollo solo dopo che è scoppiato lo scandalo, e hanno detto agli investigatori che in ospedale erano in molti a sapere, sia tra i medici che tra gli infermieri. 

“Alcune volte  – ha affermato il primo infermiere che segnalò l’operato del medico alla sua diretta superiore – ho sentito il Cazzaniga dire al personale del 118 che telefonava per preannunciare l’arrivo di un paziente in codice giallo o rosso: ‘va bene, inviatelo e io applicherò il mio protocollo'”. 

Il protocollo consisteva nella “sistematica e deliberata somministrazione di anestetici e sedativi in dosaggi e combinazioni tali da provocare o accelerare il decesso”, si legge nelle carte.

Nel frattempo la Regione Lombardia ha deciso di istituire una Commissione d’inchiesta sul Pronto Soccorso dell’ospedale di Saronno. L’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, ha definito l’atto “doveroso”. “Siamo assolutamente sconcertati”, ha aggiunto, spiegando che la Commissione sarà composta da esperti clinici e di organizzazione ospedaliera che avranno il compito di “verificare la corretta gestione del Pronto soccorso”.