“Ouverture” ampia, ma di corto respiro

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

“Ouverture” ampia, ma di corto respiro

18 Maggio 2007

Il nuovo primo ministro francese, François Fillon, ha annunciato oggi la lista dei ministri del suo governo. Ne parliamo con Bernard Lachaise, professore all’Università di Bordeaux III ed esperto di storia del gollismo e della destra.

Cosa ne pensa del tandem Fillon-Sarkozy?

La coppia Sarkozy-Fillon, così come l’età media del governo (53 anni), corrisponde alla volontà di dare alla Francia una nuova generazione di dirigenti, per l’essenziale provenienti dallo “chiracchismo” o dalla terza generazione del gollismo dopo l’era de Gaulle, l’era Pompidou e quella dell’RPR nato nel 1976. Per la prima volta questa generazione, che non ha conosciuto la guerra e non ha militato sotto de Gaulle e sotto Pompidou, è ampiamente maggioritaria nel governo. Il tandem Fillon-Sarkozy non corrisponde ad un tandem storico poiché la prossimità tra i due uomini è molto recente. I due non facevano parte della stessa “tendenza” in seno all’RPR: Fillon incarnava piuttosto il gollismo sociale e Sarkozy aveva preso le distanze dal legame con de Gaulle (non è stato forse uno dei primi a essersi posizionato sistematicamente parlando della “destra”, cosa che non era un’abitudine per i gollisti storici e per de Gaulle in particolare?) La scelta di Fillon si spiega con la ricompensa al sostegno molto fermo di Fillon a favore di Sarkozy fin dal 2005, suscitato, almeno all’inizio, da parecchia acidità verso J. Chirac, che lo aveva escluso dal governo, e basato in seguito sulla convinzione che Sarkozy era il migliore, colui che aveva le maggiori possibilità di vincere alle elezioni del 2007. Questo riflesso – la scelta del più combattivo per vincere – aveva già spiegato, dal 1974 e di 1981, il ralliement della maggioranza dei gollisti a Jacques Chirac.

Cosa ne pensa della composizione del governo, in particolare qual è secondo lei la funzione dell’apertura alla sinistra?

Per la prima volta, in questo governo poco numeroso, non vi è stata la preoccupazione di un equilibrio regionale, ma piuttosto la volontà di seguire tre logiche principali: ringiovanimento, parità uomini/donne, apertura, alle quali bisognerebbe aggiungere – ma è già meno originale – la preoccupazione di equilibrare “pezzi da novanta come lunga esperienza” e “novizi”, scelti tra i fedeli del presidente. L’apertura è molto simbolica perché si spinge più lontano verso sinistra delle aperture del 1969 o del 1974 (Jean-Jacques Servan-Schreiber e Françoise Giroud), per esempio, o verso la destra ed il centro nel 1981(Jobert) o nel 1988 (Bruno Leroux, Soisson etc). Tuttavia, essa resta caratterizzata da “ralliement” e da aperture individuali: non vi è nessun accordo con un partito d’opposizione. Inoltre, si tratta di uomini di sinistra che non erano degli eletti (tranne Eric Besson…) e i cui legami con gli apparati di partito erano distanti e finanche difficili (per esempio Kouchner). Questa apertura dà alla squadra di governo un aspetto abbastanza eterogeneo con individualità (come Kouchner e Christine Boutin) che erano spesso agli antipodi e incarnano immagini molto diverse nella vita politica. Ciò può provocare alcune tensioni in seno al governo e sarà difficile soddisfare tutti i ministri. Questa apertura era necessaria per Sarkozy, la cui campagna era stata segnata dalla virata a destra. Sarà duratura? Andrà al di là delle legislative di giugno? Vedremo. Ci potranno essere delle dimissioni tra coloro che incarnano i simboli dell’apertura (per esempio Kouchner o Hirsch) se non verranno dati loro i mezzi per condurre la loro missione o se faranno fatica ad accettare gli obblighi della solidarietà governativa (come Servan-Schreiber nel 1974).

A suo parere quali saranno i temi e le riforme che il governo francese affronterà prima di tutto?

Il presidente ha una volontà azione molto forte e alla consapevolezza dell’importanza dell’effetto “luna di miele”, dei cosiddetti “100 giorni”. Ha basato la sua campagna sulla rottura, ossia sul cambiamento profondo, e vuole mantenere la parola. Le promesse di riforme strutturali, che si tratti del mondo del lavoro, dell’Università o delle pensioni, saranno iniziate molto presto, così come la nuova politica europea. Una domanda merita di essere posta: i negoziati, che cominceranno molto presto, andranno a buon fine e permetteranno a Sarkozy di riformare in profondità il paese o il governo dovrà forzare le resistenze? Tutto dipenderà dalla maggioranza all’Assemblea e anche dai metodi, dai segni dati dal nuovo governo. In caso contrario, sarà come nel 1995, dopo l’inizio del settennato di Chirac con il governo Juppé…

Volgendo lo sguardo all’intera scena politica, quale sarà il futuro del partito centrista, l’UDF-MD di Bayrou, e dei socialisti? Possiamo fare delle previsioni sul medio termine, sul dopo-legislative?

L’UDF-MD rischia grosso perché non ha il vento imputato dopo il sostegno fornito dalla maggioranza dei deputati all’UMP e ancor più dopo aver visto che il governo attuale realizza una parte dell’apertura invocata da Bayrou. La difficoltà di far eleggere dei “nuovi” e grande con il sistema elettorale attuale. Bayrou, ultimamente molto discreto, dovrà fare il punto della situazione dopo le legislative. Se il sistema elettorale non sarà riformato, avrà scarse possibilità di ottenere un buon risultato e l’UDF-MD sarà un fallimento. Per quanto riguarda i socialisti, il risultato di giugno non cambierà molto (tranne nel caso in cui vincano le elezioni, ma è poco probabile!) e il giorno dopo sarà molto difficile. La divisione è una minaccia reale per il PS. La possibilità d’intesa con l’ala destra, socialdemocratica e il MD resta dunque una possibilità, ma sarà molto difficile.

Quale sarà il futuro del Fronte nazionale? Scomparirà o si aprirà ad un’alleanza con l’UMP?

Il Fronte nazionale non scomparirà sicuramente, nonostante il suo arretramento, l’età del suo capo e le dispute di successione. Tutto dipenderà dalle risposte date al suo elettorato dal governo. È probabile – soprattutto dopo l’apertura al centro e alla sinistra – che la politica del governo Fillon non si spingerà molto nella direzione del FN. E questo manterrà allora la vocazione di partito di protesta sulla destra come la Lega comunista rivoluzionaria o Lotta Operaia sulla sinistra, soprattutto in caso di divisioni nel PS.

Quanto è gollista Sarkozy? Quanto è ancora necessario per la destra francese dirsi gollista? Si può dire che il gollismo morto?

È interessante – e un po’ divertente – vedere che, giorno dopo giorno, Sarkozy evocava sempre più de Gaulle e gli rendeva omaggio nei suoi discorsi e sugli Champs-Elysées il 16 maggio, mentre in precedenza aveva fatto ben pochi riferimenti al padre fondatore del gollismo, il cui nome e il cui ritratto, per esempio, sono scomparsi da tempo dall’UMP. Non si dimentichi che tra i sostenitori di Sarkozy vi è Edouard Balladur, che ha pubblicato poco tempo fa un libro intitolato “Laissez de Gaulle en paix” (“Lasciate stare de Gaulle”). Al giorno d’oggi non è più necessario per la destra, che si afferma come tale e lo rivendica, dirsi gollista. Il cambiamento di generazione confina de Gaulle alla Storia. Inoltre, su temi importanti di politica estera, sugli Stati Uniti o l’Europa, la destra si è ampiamente emancipata da de Gaulle, come se nella fusione delle destre e del centro, cominciata dalla fine degli anni settanta e completata dall’UMP, fosse la tendenza UDF ad aver vinto. Il gollismo sembra proprio morto in quanto forza politica e in quanto motore di un’azione politica tranne se si vuole riassumerlo nella volontà di azione o nell’ardore… nel qual caso Sarkozy è gollista! Tuttavia, è gioco forza constatare che tra gli direi di de gollismo ed i gollisti storici, il sostegno a favore del candidato Sarkozy è stato maggioritario e finanche totale almeno al secondo turno (nonostante alcune eccezioni come Jean-Marcel Jeanneney), mentre nel 1974, nel 1981 e nel 2002 le divisioni erano più ampie.

Quali saranno i principali temi ed ambiti di rottura tra sarkozy e Chirac?

Sarkozy ha molti punti in comune con Chirac… giovane. Si comporterà sicuramente come avrebbe fatto Chirac se fosse stato eletto nel 1981 e non nel 1995. Più dinamismo, più volontarismo, un desiderio di rottura più forte, una più ampia volontà di riforma. Avrà i mezzi per questa politica? La Francia è pronta a riforme di grande ampiezza? Il risultato del 53% non permette di affermarlo con certezza, perché il tessuto sociale è fragile, pesanti le resistenze. Nella sostanza il pragmatismo sarà lo stesso. Non vi sono forti distinzioni ideologiche tra i due uomini.

Come vede le future relazioni tra la Francia e gli Stati Uniti e la futura Europa di Sarkozy?

Le relazioni con gli Stati Uniti saranno più calme, più “atlantiste”. La nomina di Kouchner al al ministero degli esteri va in questo senso d’altra parte, basta ricordarsi della sua posizione sull’intervento americano in Iraq. Per quanto riguarda l’Europa, Sarkozy ha degli obiettivi di azione rapida ed incisiva per restaurare l’immagine dell’Europa, particolarmente intaccata in Francia dopo il 2005. Ma la Francia non costituisce l’Europa da sola: sarà seguito dai partner europei? Inoltre, la sua visione di Europa che protegge prima di tutto (al fine di assicurare gli anti-europeisti) è tale da rendere più dinamico il futuro dell’Europa?