P.A. Brunetta: “Basta con i privilegi delle Regioni a statuto speciale”

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P.A. Brunetta: “Basta con i privilegi delle Regioni a statuto speciale”

19 Aprile 2009

"Basta con le Regioni a statuto speciale". Lo ha detto il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta, a margine di un appuntamento elettorale ad Alba, commentando le critiche del sindacato valdostano Savt-Ecole sulla legge Gelmini e sulla legge Brunetta.

"Tutte le Regioni italiane – ha precisato – saranno speciali, non ci saranno più privilegi". "Le Regioni a Statuto speciale – ha affermato Brunetta – sono istituzioni della Repubblica che per 50-60 anni hanno chi bene chi meno bene goduto di un vantaggio finanziario. Molti l’hanno usato bene, altri meno bene. Con il federalismo e il federalismo fiscale che stiamo realizzando avremo tutte regioni a statuto speciale. Si giocherà non più sui trasferimenti maggiori, ma sull’efficienza, la qualità, la trasparenza, la produttività. E saremo tutti un pò più equi. Che nessuno – ha aggiunto – strilli alla lesa autonomia, non si tratta di questo. Si tratta solo di redistribuire meglio le risorse della collettività".

Poi Brunetta annuncia che tra poche settimane saranno pubblicati i curriculum di tutti i direttori generali e manager della pubblica amministrazione. "Lo farò -ha annunciato il ministro fra gli appalusi del pubblico – come ho pubblicato i nomi, i cognomi e le remunerazioni di tutti gli amministratori delle pubblic utilities, le ex municipalizzate che a volte sono aree di grande efficienza ma a volte barconi per trombati". Ricordando che già sono stati pubblicati 27mila nomi e che saliranno nelle prossime settimane, Brunetta ha aggiunto: "Li pubblicherò tutti non per demonizzare nessuno ma per trasparenza. Se uno è un bravo amministratore, produce bene e fa efficienza è giusto che sia pagato ma la pubblica amministrazione non deve essere un ospizio per trombati della politica".

Poco più tardi, ad una manifestazione pubblica ad Alessandria a sostegno del candidato alla Provincia Franco Stradella, il ministro fa il punto sulla situazione in Abruzzo. "Se l’Abruzzo è stata una cosa bella per l’efficienza della Protezione civile è stata anche una cosa orrenda perché non può cadere il palazzo della Prefettura, l’ospedale, la casa dello studente. C’è una responsabilità collettiva a partire da chi governa o da chi ha governato che è di tutti" dice il ministro della Pubblica amministrazione.

"Mentre l’Italia della Protezione civile e del volontariato è l’Italia bella, c’è un’Italia che non voglio vedere più – ha aggiunto il ministro – e sto lavorando proprio per far sì che quell’Italia, l’italietta dei furbi, degli approfittatori, degli egoisti, dei miopi non ci sia più". Brunetta sostiene che l’Italia stia cambiando: "Napoli ha dato un segno di cambiamento e anche il terremoto può essere un luogo di svolta, dall’Abruzzo, infatti, è venuto un altro segno di cambiamento ed io sento che è in atto un’onda di volontà di cambiamento collettivo. E se la politica e i governi vogliono fare il loro dovere – ha concluso Brunetta- devono accompagnare questo cambiamento".

E proprio parlando del terremoto, il ministro della Pubblica amministrazione ha rilanciato la sua proposta di una assicurazione obbligatoria contro le calamità naturali. "Dopo il dolore, la solidarietà, le tasse, c’è la ricostruzione con il pagatore in ultima istanza che è lo Stato ma questo normalmente deresponsabilizza tutti, il costruttore che costruisce come gli pare, il proprietario che cerca di diminuire i costi, l’ente locale che non controlla".

"C’è dunque – ha proseguito Brunetta – la necessità di cambiare schema e mettere dentro a questo gioco perverso il mercato con il conflitto di interesse che questo introduce. Obbligando i cittadini ad assicurarsi contro le calamità naturali, con una cifra modesta, 150 euro all’anno prevedendo poi deduzioni, agevolazioni per le fasce più deboli, allora vedremmo le compagnie assicurative prima di assicurare controllare bene, il cittadino che deve acquistare un immobile, magari non comprarlo se il premio assicurativo è troppo alto, il governo locale controllare. È necessario – ha concluso – un cambiamento perché la situazione così com’è oggi non funziona più".