Padoa rinnega il tesoretto e la sinistra insorge
12 Febbraio 2008
di redazione
Intervista a Mario Baldassarri di Emanuela Zoncu
Ma il tesoretto esiste? E se la risposta (come sembrerebbe) è no, perché malgrado il rallentamento della crescita, l’occupazione ferma al palo e l’impennata dei livelli di inflazione, il disco rotto di Palazzo Chigi ci ha riproposto per mesi la canzone stonata dei conti in ordine e dell’extragettito da redistribuire?
Nel gran bazar della politica economica messa in scena dal Governo Prodi non si sa più a chi porre il quesito e a chi dar retta, considerato che il ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa si guarda bene dall’ammettere l’esistenza di risorse aggiuntive mentre il variegato mondo di sinistra e i sindacati cercano di battere cassa in nome di un extragettito sempre più lontano dalla realtà. All’indiscrezione pubblicata su La Repubblica – secondo cui Tps avrebbe pronunciato la fatidica frase “il tesoretto non esiste” – Padoa Schioppa oggi ha replicato piccato: “Sapremo solo a marzo se esiste un extragettito. Oggi è il 12 febbraio e tra un mese uscirà la relazione unificata sull’economia e la finanza. Solo in quel momento avremo un quadro aggiornato della situazione economica e dello stato dei conti. Prima di quel momento – ha proseguito – non saremo sufficientemente informati per pronunciarci. E dubito che altri al di fuori del ministero abbiano più informazioni di noi”.
Rispedita al mittente anche l’accusa di un buco per il 2008 (indiscrezione del Sole 24 Ore). Ma che manchino o no sette miliardi come denunciato dal quotidiano di Confindustria, certa è l’esistenza di spese da affrontare non ancora iscritte in Bilancio. Una su tutte il rinnovo dei contratti pubblici. Eppure, per l’ex viceministro dell’economia Mario Baldassarri (An) “se noi azzerassimo le due finanziarie Prodi e i tre decreti-tesoretto di Padoa Schioppa a parità di condizioni avremmo 70 miliardi di risorse con i quali fare sgravi fiscali, infrastrutture, innovazione, investimenti ferrovie e molto altro”.
E mentre il calo delle tasse e l’aumento degli stipendi (legati sempre alle risorse-fantasma) scalda la campagna elettorale ed entra nella top-ten dei ritornelli veltroniani, dalle parti della sinistra arcobaleno (e dei sindacati) gridano già al complotto. Con il presidente della Camera e candidato premier de La Sinistra Arcobaleno Fausto Bertinotti che alla politica rigorista del ministro che non vorrebbe dare un soldo prima di giugno (la trimestrale di cassa è attesa a fine marzo e il Bilancio di assestamento a giugno) replica: “Non sono d’accordo sul fatto che non ci siano risorse economiche. Le risorse ci sono e vanno usate per aumentare i salari: si poteva fare nella scorsa Finanziaria, si poteva fare dopo, si può fare in futuro. Non sono impugnabili limiti di bilancio contro la questione fondamentale di chi con mille euro non arriva a fine mese”.
Senatore Baldassarri, perché a sinistra continuano a chiedere/promettere soldi se neppure il ministro dell’Economia ammette l’esistenza di risorse?
E cosa devono fare? Come gliela raccontano la politica del Governo Prodi ai comunisti che hanno votato per loro? Come gli dicono che a quelli per cui loro si battono, la povera gente, questo Governo non gli ha dato una lira? Ai pensionati minimi hanno dato 81 centesimi al giorno e agli incapienti 41 centesimi al giorno una tantum. La critica a sinistra, giusta e sacrosanta, è proprio che quando c’erano le risorse non sono state distribuite.
E a chi sono andate?
Sono finite nei portafogli dei ministri e in sgravi fiscali alle grandi imprese e alle banche. Per miliardi di euro.
Ma questo buco di sette miliardi esiste o no?
Ma non è un buco: esiste un falso in bilancio. Cominciamo a chiamare le cose con il loro nome. Quando trovarono 13 miliardi di attivo inesistente nel bilancio Parmalat perché avevano scritto certificati di credito falsi alla Banca d’America a New York non si è parlato di buco ma falso in bilancio. E’ chiaro che nella finanza pubblica si applica un altro codice ma l’aritmetica è la stessa. E’ questione di tabelline.
Quindi?
Quindi “chi di falso in bilancio colpisce, di falso in bilancio perisce”. Il Governo Prodi-Padoa Schioppa a dicembre 2006 ha palesemente sottostimato le entrate di 30 miliardi, poi nel corso del 2007 ha fatto emergere 5 tesoretti consecutivi. Successivamente li ha sperperati in aumento di spesa pubblica. Infine, ha sperato che quel trucchetto contabile già messo in atto con apparente successo potesse funzionare anche nel 2008, tant’è che ha parlato di un tesoretto del 2008 con cui aumentare salari, retribuzioni sociali e così via. Il resto è cronaca di questi giorni.
Si, ma questi sette miliardi di spese da dove sono spuntati?
Si tratta semplicemente delle spese spostate dal 2007 al 2008. A partire da quelle per il rinnovo del contratto pubblico.
Con quali conseguenze?
Che il deficit 2008 probabilmente viaggia sopra il dato concordato con l’Unione europea.
Da qui la politica rigorista di Padoa Schioppa?
Sì, ma c’è dell’altro: il Governo ancora sta fermo alla previsione del 2008 di una crescita all’1,5% mentre da mesi andiamo dicendo che anche sulla base dell’andamento internazionale, della frenata americana e di altri fattori quest’anno l’Italia sarebbe cresciuta solo dello 0,6 percento. Va da sé che quei miliardi che pensava di avere nascosti nel cassetto non ci sarebbero stati perché la crescita sarebbe appunto stata minore. Un’ultima annotazione: ma è mai possibile che solo in campagna elettorale si scopra lo slogan della riduzione fiscale?
Si riferisce a Walter Veltroni?
Anche. Veltroni non sa che la riduzione fiscale deve essere una colonna portante delle politiche economiche di qualunque governo serio. Peccato che per fare questo sia necessario tagliare la spesa. E qui casca l’asino.
Perché?
Perché Prodi in un anno e mezzo ha fatto crescere le tasse di 70 miliardi, aumentando di pari passo la spesa di 70 miliardi. Il prossimo Governo ne pagherà le conseguenze.