Padoan conferma: crescita 1% nel 2017. E Renzi lo iscrive al partito dei gufi

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Padoan conferma: crescita 1% nel 2017. E Renzi lo iscrive al partito dei gufi

12 Ottobre 2016

Il ministro Padoan conferma l’1% di crescita nel 2017 ma la dichiarazione del titolare del dicastero dell’economia non soddisfa Matteo Renzi, abituato a fare promesse molto più demagogiche (e soprattutto non mantenute), soprattutto adesso che ha bisogno di voti per rimontare nei sondaggi che lo danno in svantaggio al referendum. E fa niente che l’Ufficio Parlamentare di Bilancio si è rifiutato di convalidare gli obiettivi programmatici del DEF.   

“L’1% di crescita del Pil previsto per il 2017 nella nota di aggiornamento al Def è una stima davvero prudente, come tutte quelle di Padoan. Inutile dirvi che io avrei fatto una stima molto più alta”, Matteo Renzi replica così alla Camera dopo le comunicazioni prima del Consiglio europeo. Il Parlamento voterà oggi pomeriggio il nuovo quadro macroeconomico e di finanza pubblica del governo, passo necessario perché sabato prossimo il Consiglio dei ministri approvi la manovra da 24,5 miliardi di interventi nel 2017. 

Camera e Senato sono chiamati ad esprimersi sulle risoluzioni di maggioranza relative alla Nadef, la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Come da prassi, la revisione delle stime di deficit rispetto ad aprile richiede anche un voto separato a maggioranza assoluta. L’esecutivo guidato da Matteo Renzi vede il Pil in crescita dal +0,8% atteso nel 2016 al +1% del 2017, anno nel quale la dinamica tendenziale del prodotto è indicata a +0,6%. L’effetto di stimolo sarebbe dovuto non solo alle riforme ma anche al deficit, indicato al 2% del Pil a fronte di un 1,6% tendenziale. La legge di Bilancio conterrà infatti una manovra netta espansiva da circa 6 miliardi. 

Il Parlamento autorizzerà il governo anche ad alzare l’asticella del deficit fino al 2,4% del Pil per finanziare le spese legate al sisma di fine agosto e all’emergenza migranti. Bisognerà naturalmente vedere come andrà il negoziato con la Commissione europea, dalla quale sono arrivati segnali di parziale apertura. 

Intanto, però, lo scenario tracciato dal governo non ha convinto l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), che si è rifiutato di validare gli obiettivi programmatici del Def parlando di stime affette da “eccesso di ottimismo”. Nonostante la censura, il governo ha confermato le stime. Rispetto alle valutazioni dell’Upb “lo scarto è contenuto e a noi sembra non significativo anche in termini statistici”, ha detto ieri sera il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in commissione Bilancio a Montecitorio. 

L’opinione dell’Upb non ha carattere vincolante né per il governo né per il Parlamento, dal momento che le procedure del Fiscal compact, il nuovo Patto di stabilità europeo, si ispirano al principio “rispetta o spiega”. Padoan ha illustrato ai deputati la struttura della manovra, che conterrà misure complessive per 24,5 miliardi con 18,4 miliardi di coperture.