Padoan: “Pil in aumento e meno tasse con lotta all’evasione”. Messaggi in codice a Bruxelles e a Renzi
16 Marzo 2017
“Dalla lotta all’evasione e alle frodi, derivano risorse per ridurre la tassazione sui fattori produttivi e sostenere la crescita”. Parola di Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia che questa mattina, nel corso della presentazione del Rapporto annuale della Guardia di Finanza, ha colto l’occasione per ribadire l’aumento del Pil dello 0,9% valutandolo come un “chiaro segnale positivo” in vista della ripresa italiana. “L’espansione del Pil – ha dichiarato il ministro – è prevista proseguire quest’anno e l’anno prossimo confermando l’efficacia dell’impostazione della politica di bilancio favorevole alla crescita e volta ad assicurare un graduale ma chiaro consolidamento delle finanze pubbliche”.
Tuttavia, anche se i dati sembrano incoraggianti, c’è poco da esultare. La crescita italiana resta tutt’ora in fondo alla classifica dell’Eurozona, il cui Pil medio si muove a velocità quasi doppia (al +1,7%). Inoltre se si tiene conto del fatto che le condizioni dell’Area Euro nel 2016 erano molto favorevoli alla crescita grazie allo stimolo monetario della Banca Centrale Europea che ha permesso di tenere bassi i tassi di interesse, incoraggiando così i consumi e gli investimenti, e se a questo si aggiunge che la congiuntura economica globale sembra assumere lentamente un trend positivo, il +0,9 italiano è, tutto sommato, nella norma anche se al di sotto dei livelli di crescita dei nostri partner europei. Il Pil tedesco cresce, infatti, il doppio più del nostro e quello spagnolo addirittura il triplo.
A questo si aggiunge il fatto che i dati di Bankitalia dicono chiaramente che il debito pubblico italiano, invece di diminuire, nel 2016 è cresciuto di altri 45 miliardi di euro. Ecco perché, se i conti pubblici non tornano, salutare con favore i dati postivi del Pil vale davvero a poco.
Forse, però, Padoan voleva “diffondere un po’ di ottimismo” nell’aria, proprio nei giorni del braccio di ferro con Bruxelles che spinge per l’ormai imminente “manovrina salva-procedura Ue” da 3,5 miliardi. Così come, magari, vuole allentare le tensioni con Renzi che si è detto pubblicamente contrario ad un aumento delle accise quale misura per far fronte alla manovra aggiuntiva.
Ecco perché il ministro, nel corso del suo intervento ha voluto precisare che “con più efficace contrasto all’evasione e alle frodi, derivano risorse per ridurre la tassazione sui fattori produttivi e sostenere la crescita”. Parole che a più sono risultate scontate ma che probabilmente contengono un messaggio in codice indirizzato all’ex premier: tranquillo, pensiamo anche alla riduzione delle tasse. Ma, con il Def e la manovra correttiva in vista, la tregua con Bruxelles e Renzi, probabilmente, non durerà per molto.