Padre Bossi, nuovo appello sul Manila Times

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Padre Bossi, nuovo appello sul Manila Times

Padre Bossi, nuovo appello sul Manila Times

12 Luglio 2007

Ancora nessuna notizia concreta su padre Giancarlo Bossi e
intanto Asgar Sani, esponente musulmano di Marawi, fa un appello in favore
della sua liberazione: “Liberate il sacerdote in nome dell’Islam”.

Marawi è una città di circa 130.000 abitanti nella provincia
di Lanao del Sur, una delle zone in cui si è più volte detto che potrebbe
trovarsi padre Bossi, il missionario rapito ormai più di un mese fa nel sud
delle Filippine.

La notizia dell’appello è stata diffusa stamani dal
quotidiano filippino “Manila Times”. Il giornale al missionario un esteso
servizio, raccogliendo le voci e testimonianze di varie persone della zona. Fernando
Mudai, esponente tribale della provincia di Zamboanga, racconta che il
missionario era seriamente impegnato a promuovere il dialogo e la pace tra i
vari gruppi della zona. E aggiunge: “si tratta di un uomo facilmente
avvicinabile e senza riserve nel trattare con persone di qualsiasi provenienza,
incluse le popolazioni indigene”.  Aderendo
all’appello di Asgar Sani, Mutai si interroga sul perché di questo rapimento:
infatti non è facile spiegarsi chi possa mai aver interesse a rapire una
persona così benvoluta.

“Ci ripeteva sempre che quando c’è la pace tutti ne traggono
vantaggio” ha intanto detto al quotidiano di Manila, Faustina Flavia,una
parrocchiana di padre Bossi, soprannominato da tutti “il gigante buono” per la
sua stazza fisica e per l’aiuto che dispensava a chiunque ne avesse bisogno.  Dal quotidiano si apprende inoltre che
l’ipotesi di fonte militare, secondo la quale padre Bossi sarebbe nelle mani
dei radicali di Abu Sayya, appare sempre più infondata.

Molto forte anche la dichiarazione rilasciata al “Manila
Times” da padre Peter Geremiah, del Pime (Pontificio istituto missioni estere),
che ricorda la disponibilità di padre Bossi a vivere esattamente come i suoi
parrocchiani e a “servire tutti senza distinzioni di fede”, soprattutto se
poveri. Geremiah racconta che Payao, parrocchia del missionario rapito, è
abitata da una comunità prevalentemente cristiana che