Pagate le tasse sospese! Lo schiaffo dell’Ue ai terremotati dell’Aquila
05 Aprile 2018
Trenta giorni di tempo per restituire le tasse sospese dopo il terremoto dell’Aquila dell’aprile 2009. Per 350 imprenditori la richiesta da parte della Commissione europea giunge, come si suol dire, “tra capo e collo” e rischia di tramutarsi in una nuova stangata per l’economia abruzzese che ancora stenta a riprendersi dopo la catastrofe non solo materiale provocata dal sisma.
Da Bruxelles non vogliono sentire ragioni: la Commissione Europea ha scelto di aprire una procedura d’infrazione per “aiuti di Stato”, bocciando di fatto la sospensione del pagamento delle imposte che ammontano a circa 75 milioni di euro. Non bruscolini, dunque. Un problema che, per la verità, va avanti da 9 anni, di governo in governo, ma che ora necessita di essere affrontato di petto.
Intanto a L’Aquila tutti sono sul piede di guerra: dalle istituzioni locali alle associazioni di categoria ai sindacati, tutti hanno annunciato manifestazioni e misure anche clamorose pur di impedire il pagamento. Imprese e partite Iva hanno già presentato ricorso al Tar dell’Abruzzo: i giudici amministrativi si riuniranno a L’Aquila il prossimo 18 aprile. La giunta regionale, invece, ha convocato un summit con tutti i soggetti coinvolti per stilare un piano d’azione istituzionale concertato con la politica e le associazioni del territorio ad ogni livello.
E in Parlamento c’è chi si è mosso con anticipo. Come abbiamo anticipato sull’Occidentale, alcuni giorni fa i senatori Gaetano Quagliariello (Idea), Alberto Bagnai (Lega) e Nazario Pagano (Forza Italia), tutti eletti in Abruzzo, hanno presentato un’interpellanza parlamentare per chiedere al governo di “attivarsi con la massima urgenza, sollecitudine e risolutezza” in Europa per “riaprire le negoziazioni sulla procedura d’infrazione” relativa alla sospensione dei tributi. Una decisione, quella della UE, che secondo i senatori “non considera che i costi subìti da un territorio colpito da un sisma come quello del 2009 in Abruzzo non sono computabili soltanto in danni materiali, bensì anche in danni immateriali derivanti dal blocco di un’intera economia, degli apparati istituzionali locali e dal grave fenomeno di spopolamento conseguente alla distruzione di interi paesi e comunità”. Le agevolazioni fiscali, infatti, non implicherebbero dunque nessuna “alterazione della concorrenza”, ma solo “un risarcimento rispetto a un danno subìto, esso sì in grado di falsare e minacciare il mercato concorrenziale”.
Eppure, oltre ad attivare alla svelta un canale di trattative con i vertici europei, il governo può già fare qualcosa: assicurare cioè l’applicazione della soglia di irrilevanza dell’aiuto, il cosiddetto de minimis, secondo i parametri del Temporary Framework, vigente all’epoca del terremoto, considerando come soglia dell’ammontare massimo quella di 500mila euro. Alzare quest’ultima significherebbe mettere in salvo tutte le aziende, in attesa che arrivino segnali distensivi anche da Bruxelles.