Pakistan. La sharia entra in vigore nella valle di Swat

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Pakistan. La sharia entra in vigore nella valle di Swat

14 Aprile 2009

Da oggi, ufficialmente, entra in vigore la legge islamica, la sharia, nella valle di Swat, in Pakistan, precisamente nella Provincia della frontiera nord-occidentale (Nwfp). A riferirlo è l’edizione on line del quotidiano ‘Guardian’, secondo cui la ratifica della legge, da parte del presidente pakistano Asif Ali Zardari, sarebbe arrivata al termine di una lunghissima seduta notturna.

Numerose e discordanti sono state le reazioni alla notizia della avvenuta promulgazione della nuova legge che, secondo il premier pakistano Yusaf Gillani, "ha il sostegno della nazione".

Nelle strade di Swat si è assistito al riversarsi di gruppi di manifestanti che festeggiavano l’entrata in vigore della sharia, convinti che questo possa essere il passo per ripristinare la pace che regnava nella valle, un tempo soprannominata "Svizzera d’Oriente" per le sue montagne e la sua tranquillità, ma negli ultimi tempi tristemente nota solo per attacchi terroristici e per essere stata teatro di lunghi scontri tra l’Esercito e i miliziani locali.

Le organizzazioni che si occupano di diritti umani invece hanno espresso viva preoccupazione, nello specifico Asma Jahangir, rappresentante delle Nazioni Unite per le libertà religiose, ha escluso che "l’applicazione della sharia possa pacificare i Talebani". Contrario anche il leader del partito di opposizione Muttahida Qaumi (MQM), Farooq Sattar, che ha dichiarato: "Non possiamo accettare al Legge Islamica con la violenza".

Nei giorni scorsi era saltato l’accordo raggiunto tra i Talebani cosiddetti "moderati" e il governo, che prevedeva l’applicazione della legge che ha visto la luce oggi nella Valle di Swat in cambio della rinuncia, da parte dei ribelli, alla lotta armata.

Il leader di Tehrik-e Nafaz-e Shariat-e Mohammadi (Tnsm, Movimento per l’applicazione della legge islamica), Sufi Mohammad, infatti, aveva bloccato il tentativo di dialogo con il governo, dichiarandosi insoddifatto di un accordo che, a suo parere, non avrebbe garantito la piena applicazione della sharia nella valle.

Sufi Mohammad, inoltre, aveva affermato, in segno di provocazione, che il governo doveva essere ritenuto responsabile di eventuali disordini che si sarebbero potuti verificare nell’area.

La negoziazione tra le parti era naturalmente ripresa, ma i Talebani erano ricorsi allo strumento della minaccia, avvertendo che avrebbero rotto la fragile intesa per la pace nella valle se la legge islamica non fosse entrata in vigore, accusando di apostasia (nell’Islam un crimine che costa la pena di morte) coloro che non avessero sostenuto l’introduzione della legge.

I tribunali islamici, che dovranno applicare la sharia (la legge coranica), hanno di fatto già iniziato ad operare da marzo, ma con autorità limitata, dopo che dall’estate 2007 la valle è controllata dai talebani, che hanno moltiplicato le esecuzioni sommarie, distrutto le scuole miste e imposto restrizioni alla libertà delle donne. L’esercito non è mai riuscito ad imporre l’autorità del governo centrale nella regione.