Pakistan, l’attacco dei Droni ha seminato il panico fra i Taliban
10 Agosto 2009
Ieri il consigliere per la sicurezza nazionale degli Usa, Jim Jones, ha confermato la morte del capo talebano Baitullah Mehsud (al “90 per cento”), come avevano già fatto le alte sfere del governo pakistano. Baitullah sarebbe morto insieme alla sua seconda moglie e ad alcuni uomini (feriti i 4 figli), tutti colpiti da due missili sganciati da un Drone americano. Nonostante le smentite (i Taliban promettono di diffondere un video di Baitullah sopravvissuto all’attacco), si è subito diffusa la notizia di una shura – una riunione fra i capi talebani che militavano agli ordini del leader – per trovare il suo successore. Secondo diverse fonti la shura sarebbe degenerata in una sparatoria tra bande rivali in cui sarebbe rimasto ucciso anche il successore di Baitullah.
I Droni sono aerei-robot senza pilota e teleguidati dalla Cia. E’ una tecnologia vecchia di qualche anno che continua ad essere ampliata e perfezionata dal governo americano per operazioni di sorveglianza e incursioni come quella condotta contro Beitullah. Il capo talebano è stato colpito in una delle sue roccaforti, a Makeen, un remoto villaggio del Sud Waziristan al confine tra Pakistan e Afghanistan, mentre era in visita dal padre della seconda moglie. Un luogo inaccessibile alle truppe pakistane e difeso da centinaia di combattenti talebani (si stima che in tutto siano almeno 15.000 gli uomini al comando di Beitullah).
Il lavoro svolto dall’intelligence sul campo, che ha portato il Drone a centrare l’obiettivo, mostra tre cose. La prima è che i servizi segreti pakistani sono in grado di fornire informazioni preziose per operazioni come quella dell’altro giorno. La seconda è che se lo stanno facendo vuol dire che il governo di Islamabad – per quanto continui a criticare l’uso dei Droni e il loro sconfinamento nei cieli pakistani, tutto sommato non ostacola più queste operazioni (il presidente Zardari si è rallegrato per la morte di Baitullah – il “nemico numero uno del Paese”, accusato di essere il mandante degli assassini di Benazir Bhutto). Terzo, Obama continuerà a servirsi di questa tecnologia se i risultati sul campo dovessero migliorare. La morte di Baitullah non significa che i Taliban in Pakistan siano stati sconfitti, ma l’esercito di Islamabad potrebbe avere una motivazione in più nel continuare le sue operazioni di contrasto della guerriglia (com’è avvenuto nello Swat). Insomma, è il momento di fornire a Islamabad tutto l’aiuto di cui ha bisogno nelle tecniche di contro-insorgenza.
Uno dei temi ricorrenti della propaganda di Osama Bin Laden prima dell’11/9 è stato che l’America era divenuta una “Tigre di carta”, debole e incapace di affrontare a viso aperto il nemico, perché ricorreva massicciamente all’uso dell’aviazione e dei bombardamenti. Due guerre, il surge iracheno e i massicci rinforzi inviati dalla amministrazione Obama in Afghanistan, hanno dimostrato che era vero il contrario. Gli americani sono ancora capaci di battersi sul campo ma hanno anche a disposizione tecnologie avanzate che gli permettono di colpire i loro avversari dove meno se lo aspettano, anche dove si sentono più sicuri. Per questo il numero dei Droni prodotti dal Dipartimento della Difesa Usa si è moltiplicato dall’11 Settembre ad oggi. Nonostante le vittime tra i civili, l’alto costo economico (uno solo di questi gioielli costa 4 milioni e mezzo di dollari), il fatto che sia una tecnologia da perfezionare (migliaia di analisti lavorano a terra per “guidare” i droni, servono spie sul campo di battaglia), l’effetto che può avere sul nemico può essere devastante. Con i Droni a cambiare non è il modo in cui si combatte una guerra, ma “chi” la combatte.