Pakistan, ucciso Mehsud resta l’incubo della propaganda jihadista

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Pakistan, ucciso Mehsud resta l’incubo della propaganda jihadista

Pakistan, ucciso Mehsud resta l’incubo della propaganda jihadista

08 Agosto 2009

La transizione democratica pakistana sancita con le elezioni politiche del febbraio 2008 e la successive dimissioni del Presidente Generale Pervez Musharraf, è messa quotidianamente in crisi dall’avanzata dei movimenti talebani, da sodalizi criminali e da jihadisti stranieri legati ad al Qaeda.

Questo fa si che il Pakistan continui a rappresentare una pentola in “continua ebollizione” ed i rischi di una sua esplosione potrebbero interessare tutti, non solo la popolazione pakistana che è la prima a pagarne il prezzo più alto, ma l’intera comunità internazionale. Se l’establishment militare e politico troppo spesso ha usato i militanti filo talebani per obiettivi di politica interna ed estera, oggi questi gruppi rappresentano più una minaccia che un asset. Forse non tutti gli strati politici e militari ne sono convinti, secondo i quali l’unica vera minaccia potrebbe venire dalla crescente potenza militare ed economica indiana.

La recrudescenza degli attacchi in Pakistan ha danneggiato sempre più l’economia nazionale, ed i 7,6 miliardi di dollari messi già a disposizione dal Fondo Monetario Internazionale non sembrano essere sufficienti a far fronte alle numerose emergenze che il Governo di Islamabad si trova ad affrontare.

Se nel Dicembre 2005, la banca d’affari statunitense Goldman Sachs ha redatto un rapporto denominato Next-11 in cui il Pakistan figurava tra gli undici Paesi con le più elevate potenzialità di divenire tra le maggiori economie del XXI secolo al fianco dei quattro Paesi del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), a tutt’oggi l’avanzata talebana ha invertito questa previsione. Basta leggere la lista stilata dalla rivista Foreign Policy sul Failed States Index 2008 per accorgersi che il Pakistan è il nono Paese al mondo con la maggiore probabilità di divenire uno “Stato Fallito”.  Anche i recenti dati economici elaborati nel Pakistan Economic Survey for 2008-2009, mostrano come l’economia del Paese sia in forte caduta e l’inflazione è schizzata al  22 %. Il PIL è cresciuto solamente del 2 %, rispetto all’obiettivo del 5,5 %. La crescita è stata sostenuta in gran parte dal settore agricolo (4,7 %), mentre i settori dell’industria e dei servizi si sono contratti rispettivamente al 3,3 % e al 3,6 %.

Per neutralizzare l’avanzata talebana, il 26 aprile scorso, dopo che i talebani hanno preso il controllo dell’area di Swat, l’Esercito pakistano ha deciso di lanciare la più imponente offensiva militare contro i militanti talebani dello Swat legati al gruppo Tehrik-i-Nifaz-i-Shariat-i-Muhammadi (TNSM, Movimento per l’Applicazione della Sharia) guidati dal Maulana Sufi Muhammad e da suo genero, il Maulana Qazi Fazlullah. Alla prima operazione denominata “Tuono Nero”, ne è seguita un’altra denominata “Rah-e-Rast” (la Retta Via) nella quale sono stati impiegati circa 52.000 militari (due Divisioni, cinque Brigate e circa nove Battaglioni del Frontier Corps).

Il 19 maggio il presidente pakistano Asif Ali Zardari ha annunciato che l’offensiva anti-talebana si sarebbe estesa anche alle Aree Tribali: “Swat è solo l’inizio – ha detto Zardari – c’è una guerra più ampia da combattere, l’esercito sta per andare anche in Waziristan e in tutte quelle regioni”. Così, il 16 giugno scorso le forze armate pakistane hanno lanciato l’offensiva “Rah-e-Nijat” (la Via della Liberazione) contro i guerriglieri talebani del Sud Waziristan guidati da Baitullah Mehsud ed appartenenti al Tehrik-i-Taliban Pakistan (Movimento dei Talebani Pakistani).

Meshud è stato ucciso insieme alla moglie il 5 agosto scorso da un drone statunitense, in quello che è stato il ventinovesimo raid americano registrato dall’inizio dell’anno; ma il successo dell’offensiva contro Meshud non arresterà gli attacchi diretti alle forze della Coalizione Internazionale e quelle di Kabul, che invece continueranno fino a quando non verranno neutralizzati tutti quei gruppi filogovernativi che pur opponendosi a Mehsud, propugnano e propagandano il jihad contro le forze USA e internazionali in Afghanistan.

Lo stesso timore riguarda anche l’area di Swat, dove nonostante le scuole stiano riaprendo, la paura degli sfollati che tornano nelle loro case riguarda il rischio di una ricomparsa dei talebani fuggiti sulle montagne e non eliminati come sostenuto dall’Esercito. Se dovesse riprendere la propaganda islamista attraverso le stazioni radio o le esecuzioni mirate praticate dai talebani, l’Esercito ed il Governo di Islamabad, questa volta, potrebbero uscirne indeboliti, non solo con la Comunità Internazionale ma con lo stesso popolo pakistano.