Pakistan. Venti milioni di sfollati, primi casi di colera

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Pakistan. Venti milioni di sfollati, primi casi di colera

14 Agosto 2010

Una dopo l’altra, in modo implacabile, le città del Pakistan adagiate sulle rive dell’Indo sono state inondate da un fiume che è da sempre linfa e nutrimento dell’agricoltura locale, ma che di colpo si è trasformato in questi giorni in un pericoloso killer che ha gettato nella disperazione 20 milioni di persone, come annunciato oggi dal premier pachistano Yusuf Raza Gilani.

La piena del principale corso d’acqua del Paese, dopo aver devastato il nord, è giunta durante il suo viaggio verso il Mar Arabico nella provincia meridionale di Sindh. Ed oggi è toccato alla città di Jacobabad, i cui 10.000 abitanti erano stati quasi tutti evacuati, subirne gli effetti. Per capire le proporzioni del fenomeno, i responsabili della Protezione civile hanno detto che l’Indo ha in questo momento, in alcuni tratti, una larghezza di 25 chilometri, almeno 20 volte maggiore di quella normale. Il presidente Asif Ali Zardari, criticato per aver continuato una sua visita a Londra nonostante il disastro, ha tracciato un bilancio indicando che 1.400 persone sono morte (ma i soccorritori parlano di oltre 1.600), 71 distretti hanno subito gli effetti di piogge e inondazioni, 720.000 case sono andate distrutte e 1,2 milioni di persone hanno perso tutto.

L’Onu, che ha mobilitato le sue differenti agenzie per venire incontro ai bisogni della popolazione colpita, ha sostenuto per bocca del suo portavoce per gli aiuti umanitari, Maurizio Giuliano, che "molto è stato fatto", ma che "almeno sei milioni di persone sono abbandonate a se stesse e non hanno ricevuto alcun aiuto". Inoltre, i timori paventati due settimane fa di possibili epidemie si sono materializzati perché nell’ospedale di Mingora, principale città della Valle dello Swat, è stato segnalato un caso accertato di colera, oltre ad altri sei sospetti. In attesa dell’arrivo del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon che domani si recherà nelle zone più devastate, il premier Gilani ha fornito in un messaggio per il 64/o anniversario dell’Indipendenza nazionale il dato più toccante: 20 milioni di persone (il 12% della popolazione) sono state messe in difficoltà dalla calamità naturale.

Dopo aver precisato che è la provincia nord-occidentale di Khyber Pakhtunkhwa quella che ha subito i maggiori danni, il premier ha sottolineato che "la sfida più grande che il nostro governo sta affrontando oggi è la riabilitazione di 20 milioni di persone che si trovano in difficoltà senza cibo, vestiti o riparo, alle prese con malattie di ogni genere". E per mostrare che comunque il Paese non è in ginocchio, Gilani ha partecipato ad una conferenza stampa insieme al leader dell’opposizione Nawaz Sharif (Pml-N) annunciando la creazione di un organismo nazionale incaricato di raccogliere fondi per la ricostruzione.

Con un gesto di orgoglio lo stesso Sharif ha detto che "prima di tutto ce la dobbiamo fare con le nostre forze perchè non vogliamo chiedere elemosine alla comunità internazionale. Se qualcuno vorrà aiutarci, sarà il benvenuto, altrimenti ce la faremo anche da soli". Lo stesso governo pachistano e l’Onu hanno stimato che per porre un freno alle devastazioni e far ripartire l’economia saranno necessari probabilmente alcuni miliardi di dollari.