“Palestinian Papers”, Al Jazeera affonda l’ANP e fa un favore ad Hamas
25 Gennaio 2011
Per la stampa internazionale è già la Wikileaks di Al Jazeera. I siti dell’emittente del Qatar e del Guardian hanno pubblicato articoli e notizie su un blocco di documenti riservati riguardanti il conflitto israelo-palestinese e presentati sotto il titolo “The Palestine papers”. Si tratta di quasi 1700 documenti. migliaia di pagine di rapporti diplomatici sulle tensioni tra israeliani e palestinesi, risalenti al periodo tra il 1999 e il 2010.
I verbali contengono rivelazioni estremamente delicate su una serie di concessioni che l’Autorità Palestinese era disposta ad accordare ad Israele. La più rilevante è sicuramente quella che riguarda Gerusalemme e che fu proposta durante l’incontro del 15 giugno 2008 alla presenza dell’allora ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, dell’allora premier dell’Autorità Palestinese, Ahmed Qurei, del negoziatore per l’Autorità Palestinese, Saeb Erekat, e dell’allora segretario di stato americano, Condoleeza Rice. Questi documenti fanno, quindi, riferimento ai colloqui portati avanti dall’amministrazione di George W. Bush e non a quelli, più recenti, condotti altrettanto infruttuosamente dall’amministrazione Obama.
Stando alle rivelazioni durante l’incontro del 15 giugno, Erekat offrì a Israele “la più grande Gerusalemme della storia”, concedendo allo stato israeliano l’annessione definitiva di tutti gli insediamenti di Gerusalemme Est, tranne quello di Har Homa, in cambio del riconoscimento dello stato palestinese. Nel documento si legge che Erekat sottolineò ai rappresentanti del governo israeliano il valore della concessione che stava offrendo: “È la prima volta nella storia del conflitto israelo-palestinese che viene fatta ufficialmente un’offerta del genere”.
Ma l’offerta fu rifiutata da Tel Aviv perché non includeva l’insediamento di Har Homa e alcuni altri insediamenti della Cisgiordania, tra cui Ariel. “Non ci piace questa offerta perché non risponde alle nostre esigenze”, rispose l’allora ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, “anche se la apprezziamo molto perché ci rendiamo conto che non deve essere stato facile per voi”.
Dalle carte emerge che i rappresentanti del’Autorità Palestinese erano davvero pronti a fare concessioni di proporzioni mai sentite prima nella storia del conflitto mediorientale. Un segnale di estrema debolezza e disperazione da parte dei leader palestinesi, preoccupati di avere ormai perso la loro credibilità politica rispetto ad Hamas.
La fuga di notizie ha subito riacceso i contrasti tra i palestinesi. Mahmoud Abbas, presidente dell’Anp ancora in carica ad un anno dalla scadenza del suo mandato, ha dichiarato che queste rivelazioni sono state pubblicate apposta per ribaltare le posizioni di israeliani e palestinesi durante le trattative. Per il successore di Arafat che la disponibilità alla pubblicazione dei documenti è venuta da Israele, non dalla Palestina. Come prevedibile Hamas ha duramente attaccato l’Anp. “E’ la conferma che sono dei traditori” ha tuonato Mahmud a-Zahar, dirigente di Hamas a Gaza.
La documentazione che rischia di scatenare un nuovo scontro tra Anp e Hamas proviene in gran parte dalla Unità di sostegno ai negoziati palestinesi (Nsu) guidata proprio dal negoziatore Saeb Erekat, appoggio tecnico-legale per i palestinesi nel corso dei colloqui. Altro materiale proviene dall’apparato di sicurezza palestinese. Secondo il quotidiano israeliano Maariv, dietro alle rivelazioni potrebbe esserci Mohammed Dahlan, un dirigente di al Fatah entrato di recente in rotta di collisione con il presidente dell’Anp Abu Mazen.
La questione dei “Palestine papers” avrà una grande influenza su tutto il mondo arabo. Al Jazeera è il principale mezzo d’informazioni per la quasi totalità degli arabi. Molti temono che dopo aver appoggiato numerosi regimi arabi (come quello tunisino, appena caduto, di Ben Ali), l’emittente stia cominciando a operare una propaganda populista per mobilitare le masse arabe. Questo darebbe una direzione diversa, più anti israeliana, alle rivolte sociali che stanno avvenendo in molti paesi arabi. Per altri, più semplicemente si tratta di un operazione di marketing, con cui l’emittente araba punta a divenire il faro della controinformazione d’intelligence del Medio Oriente imitando gli scoop di Wikileaks.