Palmira: la morale è senza Russia vince ISIS

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Palmira: la morale è senza Russia vince ISIS

12 Dicembre 2016

Come sappiamo negli ultimi giorni lo Stato islamico – ISIS –  ha lanciato una massiccia offensiva contro la città siriana di Palmira, patrimonio dell’umanità secondo UNESCO. I jihadisti avevano abbandonato lo scorso marzo Palmira di fronte all’avanzata delle forze regolari siriane appoggiate dall’aviazione russa. 

Secondo il Washington Post, negli ultimi giorni, l’esercito siriano e l’aviazione russa avrebbero dapprima respinto l’offensiva dei terroristi, forti di circa 4 mila uomini, carri armati ed armi pesanti; ma i miliziani dell’ISIS sarebbero riusciti a riorganizzarsi e ad assumere il controllo di alcuni quartieri periferici della città, spingendo le forze lealiste ad evacuare la città e ritirarsi per preparare una controffensiva. 

“I loro progressi sono stati fermati”, scrive RIA Novosti citando fonti russe che hanno informazioni sul campo. I Jihadisti arrivano “dalla zona di Raqqa, dove gli intensi combattimenti fra terroristi e gruppi controllati dagli Stati Uniti e dalla coalizione internazionale, sono stati sospesi questa settimana. Inoltre, altre forze e blindati dell’Isis sono stati trasferiti a Palmira dalla zona di Deir el-Zor”, fanno sapere i russi. 

ISIS, tramite i suoi canali mediatici, ha rivendicato la riconquista di Palmira, mentre l’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra, afferma che le forze lealiste controllano ancora la zona meridionale della città. Mosca, ricorda il “Wall Street Journal”, sostiene che parte delle forze impiegate dall’Isis a Palmira provengono dall’Iraq. Sabato scorso, Washington ha annunciato l’invio di altri 200 militari delle forze speciali a sostegno dell’offensiva curda contro Raqqa, capitale autoproclamata dello Stato islamico.

La vittoria di siriani e russi a Palmira era stata celebrata da Mosca con un concerto a maggio e aveva avuto un importante valore militare costringendo il Califfato a barricarsi nelle sue ultime roccaforti a Raqqa e Deir el-Zor. In quel caso le cancellerie occidentali erano rimaste impotenti davanti alle esecuzioni sommarie dei prigionieri dell’esercito siriano o del direttore del sito archeologico, l’82enna Khaled Assad, o anche alle distruzioni compiute dai jihadisti al museo e nel sito archeologico dove sono stati devastati i templi di Baal Shamin e di Bel, oltre all’Arco di trionfo e a dozzine di tombe. 

Insomma un intervento occidentale a Palmira avrebbe potuto aiutare le truppe di Assad, che liberarono la città dopo un’offensiva di tre settimane, perdendo circa 180 uomini. Quell’intervento non è arrivato allora e non sembra arrivare adesso. Il generale russo Iuri Baluievski, ex capo di Stato maggiore, rilancia, dicendo che la tregua umanitaria ad Aleppo è una delle ragioni della riconquista di Palmira da parte dell’Isis.

“Capisco che sia necessario assicurare la sicurezza della popolazione – ha detto il generale russo – ma quando queste pause durano tre settimane e questi miliziani, che sono sporchi di sangue fino ai gomiti, possono riorganizzare le loro forze ed è loro consentito tenere le armi personali, beh, questo non lo capisco”.

La Russia intende fare “il possibile per prevenire che i terroristi tornino a stabilirsi nella regione di Palmira”, ha detto il vice ministro degli esteri Vladimir Titov, citato dall’agenzia di stampa Tass.