Panella: “Piano Marshall per l’Egitto”. Nirenstein: “Il pericolo è l’islamismo”
11 Febbraio 2011
Con il nuovo anno riapre la rassegna dei “Dialoghi Divini”, organizzati dalla Fondazione Magna Carta. Le ultime notizie su quanto sta accadendo in Egitto sono state protagoniste di questo primo appuntamento. La situazione al Cairo infatti sembra giunta ad un punto di svolta. In queste ore si decidono le sorti del presidente Hosni Mubarak.
Diciassette giorni dopo l’inizio della protesta che ha insanguinato il Paese, il presidente scappa a Sharm el-Sheikh, sul Mar Rosso, accompagnato al capo di Stato maggiore dell’esercito, Sami Annan. La partenza, secondo fonti vicine alla presidenza "è stata decisa dopo che l’esercito gli ha impedito di annunciare una cessione del potere al suo vice, Omer Suleiman" perché la mossa “non calmerebbe la piazza”. I militari prendono in mano la situazione, secondo quanto si legge sul sito del partito di opposizione egiziana al-Wafd, pronti a deporre il “tiranno”. A rischio la transizione di Omar Suleiman, dunque, un nome non gradito alla piazza che invece chiede una svolta, anche se non è chiaro quale.
Nel marasma generale della crisi egiziana e degli altri paesi del nord africa, sembra esserci una sola convinzione: il mondo arabo versa in una grave incertezza, che si riflette nei commenti di chi prova a raccontare ciò che sta accadendo. Per avere delle risposte la fondazione Magna Carta ha scelto di inaugurare l’edizione 2011 dei “Dialoghi” con due esperti di questioni mediorientali: Carlo Panella, giornalista e scrittore, e l’Onorevole del Pdl Fiamma Nirenstein, vice presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati.
Per Panella quello a cui stiamo assistendo in queste ore è “un fenomeno nuovo di cui prendere atto”. Serve un nuovo e grande Piano Marshall per l’Egitto, in grado di liberalizzare i mercati e garantire una ripresa della stremata economia del Paese. Il timore è che il Cairo non rispetti gli accordi sottoscritti con Israele nel 1979 a Camp David. Per il giornalista, nonostante l’incertezza della situazione, “non ci sarà un esito iraniano”. Fino ad oggi l’islam egiziano non ha egemonizzato la piazza. A sorpresa, Panella chiede di "spaccare la Fratellanza", in vista di una possibile normalizzazione del Paese arabo.
Fiamma Nirenstein si dice “contenta ma meno tranquilla” su come stanno evolvendo i fatti in Egitto per diversi motivi: il mondo musulmano è diviso in due, e molti fra quelli che si dicono moderati non lo sono. La grande paura è che in questa fase di transizione l’Egitto possa allontanarsi dall’Occidente. L’esercito, l’Egitto ne ha uno di grandi dimensioni, si avvia a prendere il potere, ma dovrà essere sorvegliato dalla società civile. Per la vicepresidente della commissione esteri del Senato c’è poco da discutere con la Fratellanza, che, per statuto della fede, considera la democrazia una emanazione dell’Islam. Un tema caldo, la crisi egiziana, giusto abbrivio per gli “instant meeting” di Magna Carta.