Paolo Poli narratore appassionato e irriverente del ‘900
28 Ottobre 2007
di redazione
intervista a Paolo Poli di Dimitri Buffa
I matrimoni degli omosessuali? “Roba da burocrati, se
mi dovevo sposare non valeva la pena di essere froci”. Viva la faccia
della sincerità, e viva un maestro di arte e vita come Paolo Poli che si
confessa un po’ a ruota libera con “l’Occidentale”. Un consiglio: non perdetevi il suo spettacolo
romano SEI BRILLANTI. Giornaliste novecento alla Sala Umberto. Ancora fino al 4 novembre fate a tempo per comprarvi
i biglietti.
Negli ultimi tuoi due
spettacoli fai meno satira e più
letteratura. Come mai? E’
la politica italiana ad averti nauseato?
“Beh quella ormai ha nauseato tutti da un pezzo. Però
voglio farti notare che io nei miei spettacoli ho sempre prediletto il lato
letterario, perchè la poesia, come anche la prosa, fanno parte della mia vita e
della mia cultura. D’altronde la letteratura contiene già la politica.”
Vedi mai la
televisione? Che te ne pare dei suoi programmi?
“A dire il vero io a casa il televisore non ce l’ho.
Sono gli altri che me la
raccontano. E spesso mi dicono: beato te che non ce l’hai la
televisione perché non se ne può più di questi politici che blaterano tra di
loro. Quello che ti posso dire è che invece della falce e il
martello si vede ricicciare il binomio libro e moschetto. Almeno questa è la
mia impressione. Anche perché si producono le armi perchè i negri si sparino
tra di loro.”
Sei uno di quelli che
crede che l’arte debba essere rivoluzionaria a tutti costi?
“Quando mai, con il teatro e con il cinema la rivoluzione non
si è mai fatta. Io
sono convinto che Brecht fece benissimo ad andarsene in America, contro la
forza la ragion non vale. Per fare finire una guerra spesso ce ne vuole
un’altra.”
Perché raccontare lo
scorso secolo proprio attraverso sei giornaliste come nel tuo ultuimo
spettacolo?
“Perchè no? Forse ne volevi sette come i nani? A me ne
andavan bene sei. Perchè l’ora è di sessanta minuti e io ho fatto sei brevi
interventi di dieci minuti l’uno. E io sono molto amante del metro perchè fu
inventato e deciso durante la rivoluzione francese, che io bacio la terra dove
essa avvenne.”
Perché?
“Perchè a noi in Italia ci avrebbe fatto tanto bene
averne avuta una ma finora non è mai successo .. non ci siamo mai arrivati e mai ci arriveremo
perché essendo l’Italia il regno del Papa,
rimaniamo bene così..”
E cosa raffigurano
queste sei giornaliste?
“In realtà non di storia trattasi ma di realtà, di
cronaca. Descrivono le disperazioni. La prima parla delle truculenze
dell’inizio del secolo. L’amante di Carducci ha scritto un libro sulla droga ,
che è una signora come un serpente.. vieni cara quanti anni hai, dodici e la
mia sorellina otto, benissimo venite a trovarmi a Londra.. uhh che strana
polverina.. sichiama cocaina, poi arriva il gatto che volle la puntura di
morfina, allora non c’era il Minculpop e si poteva dire ciò che si voleva..e
poi l’altra giornalista, la
signora Mura, che