Papa Francesco non basta: per la Corte Suprema Alfie deve morire
21 Aprile 2018
di Carlo Mascio
Niente da fare: la Corte Suprema inglese ha giudicato inammissibile il ricorso presentato dai genitori di Alfie Evans. I genitori Thomas e Kate, che hanno visto rigettati tutti i loro ricorsi, avevano provato la strada del ricorso diretto alla massima autorità giudiziaria britannica, ma la pronuncia conferma la validità della precedente posizione dei giudici: i medici devono staccare i macchinari di supporto vitale.
A nulla sono valsi gli appelli di Papa Francesco di guardare con occhi diversi la vita del piccolo Alfie. Così come giudici e medici sembrano rimanere sordi dinnanzi alle richieste dei genitori che chiedono quasi in ginocchio di poter essere liberi di fare di tutto per salvare la vita del proprio figlio. Papà Thomas nel suo viaggio a Roma ha incassato nuovamente la disponibilità dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma di prendersi cura del suo piccolo. Proprio ieri, il presidente dell’ospedale della Santa Sede, Mariella Enoc, ha confermato che il Papa, attraverso la Segreteria di Stato della Santa Sede, ha fatto sapere di volere il possibile e l’impossibile per far sì che il trasferimento avvenga.
Ma il Bambin Gesù non è l’unica struttura in Italia che ha espresso pubblicamente di volersi occupare di Alfie. L’istituto Gaslini di Genova e la Regione Liguria hanno comunicato l’esistenza di una “piena disponibilità” a “trasportare e accogliere” il bambino di ventitre mesi.
Intanto Thomas e Kate non si rassegnano e hanno presentato un ulteriore appello urgente alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. “La Cedu deciderà lunedì se accogliere o respingere il caso” ha dichiarato papà Thomas. Ma, violando la Convenzione europea dei diritti umani, la Corte ha già affermato di voler comunque procedere all’ esecuzione della sentenza che, stando alle ultime informazioni, potrebbe avvenire già lunedì.
E’ una corsa contro il tempo quella degli Evans che stanno lottando contro uno Stato che impedisce loro di prendersi cura del proprio figlio ritenendo che il suo “miglior interesse”, date le sue condizioni, sia solo morire. E’ come se ora lo Stato avesse delegato ai genitori solo la garanzia del “benessere del figlio”, negando loro il diritto a fare il possibile per custodirlo e salvarlo. Ma una legge che impedisce di salvare qualcuno, può considerarsi ancora tale?