Papà Sarkozy censura la satira sul figlio ma nessuno scende in piazza
30 Ottobre 2009
Esiste un Paese in cui, se un importante politico interferisce nei palinsesti televisivi per censurare una trasmissione televisiva, non ci sono 300mila persone pronte ad affollare una piazza per protestare, né scrittori che sermoneggiano dal palco, né giornalisti con vistosi cartelli in mano o esponenti della magistratura che parlano di minacce alla democrazia. Per trovare questo posto non bisogna andare molto lontano (magari in qualche Stato africano alle prese con una dittatura); in realtà, stiamo parlando della Francia.
Nei giorni scorsi, Nicolas Sarkozy ha esercitato forti pressioni sul popolarissimo Les Guignols de l’info (un puppet show che prende di mira molte celebrità francesi e non) fino a quando gli irriverenti sketch in cui appare il ‘pupazzo-caricatura’ del figlio Jean sono spariti non solo dalla tv ma anche dal web. Il giovane è al centro delle polemiche per la sua candidatura a guidare l’Epad (Établissement public pour l’aménagement de la région de la Défense).
Nessuna manifestazione è stata indetta dai nostri vicini d’Oltralpe. I quotidiani sembrano più interessati ad altro. Solo qualche programma tv ha dato spazio ai dibattiti sulla situazione in cui versa la libertà d’informazione nel Paese. Nessun esponente dell’opposizione si è appellato ai giornali stranieri per “salvare la Francia dal tiranno Sarkozy”. Su Facebook, per esempio, il gruppo Sarko: touche pas aux Guignols de l’info! (“Sarko: non toccare i Guignols de l’info!”, Ndt) ha raccolto solo 3,543 membri; quello Je soustiens les humoristes et les Guignols de l’info contre Sarkozy (“Sostengo gli umoristi e i Guignols de l’info contro Sarkozy”) può vantare 365 fan, mentre chi istiga alla rivoluzione (Si Sarkozy touch au Guignols de l’info c’est la Revolution!, ossia "Se Sarkozy tocca i Guignols de l’info scoppia la Rivoluzione") ne conta appena 3 di membri. Invece, tanto per dirne una, il gruppo “Una manifestazione nazionale per chiedere le dimissioni di Berlusconi” raccoglie 163.397 fan e quello "Quando morirà Berlusconi festeggerò sulla sua tomba" riunisce ben 16.359 sostenitori.
Eppure l’inquilino dell’Eliseo, considerato un enfant de la télé per l’influenza che ha ancora oggi nel mondo dei media francesi, non ci ha pensato due volte a chiedere a Bertrand Meheut, il numero 1 di Canal Plus, la testa del vicedirettore Rodolphe Belmer: secondo il presidente, Belmer sarebbe responsabile di “aver oltrepassato il limite” e di aver oltraggiato la famiglia presidenziale. Secondo un’intervista rilasciata a Le Post dall’autore di “Canal Sarkozy”, un libro che rilegge il rapporto tra Sarkò e la tv attraverso inchieste a noti personaggi televisivi, “esiste un grande rapporto d’amore (tra il presidente e i media, ndr) che, in parte, riguarda anche la sua ingerenza. In un certo senso è vero che a volte Sarkozy si comporta come un direttore di un canale tv”.
Per di più, gli autori del programma satirico, che raccoglie una media di 2,8 milioni di spettatori al giorno, non hanno mai negato l’orientamento politico della trasmissione. Bruno Gaccio, uno dei creatori storici degli sketch dei Guignols, dichiarò apertamente in un’intervista a Libération (e proprio durante la campagna elettorale del 2007) che non voleva Sarkozy come presidente, aprendo una polemica sulla strumentalizzazione dei pupazzi più amati dai francesi.
D’altro canto, il capo dell’Eliseo non ha mai nascosto che quello dei “Guignols de l’info” sia il programma che detesta di più. Ha spiegato spesso che non capisce “da dove viene così tanto odio” e ha ammesso di non comprenderne l’umorismo, soprattutto perché nei loro sketch “c’è della cattiveria”. Nonostante sia stato preso di mira fin dal suo esordio in politica, quand’era ancora ministro degli Interni del governo Chirac, Sarkozy aveva anche tentato un riavvicinamento con gli autori invitandoli ad un pranzo. Una proposta rifiutata perché “i Guignols rifiutano tutti gli inviti fatti dai politici”. Peccato che, poco dopo, Gaccio venne beccato dai paparazzi in tenera compagnia con Ségolène Royal, la candidata alla presidenza francese nel 2007.
C’è da dire però che alla fine, e dopo tutte le polemiche sul presunto nepotismo di papà Sarkozy, il rampollo presidenziale ha rinunciato alla sua candidatura alla presidenza del centro di Difesa francese ("accontentandosi" però di un posto nel consiglio d’amministrazione dell’Epad). Figuriamoci se qui da noi il Cav. avesse fatto lo stesso, mettendo uno dei suoi figli alla guida di qualche grande ente pubblico e censurando, mettiamo, il beneamato "Gabibbo". Magari la Rivoluzione sarebbe scoppiata per davvero…