Papademos favorito per la guida del governo greco d’unità nazionale
07 Novembre 2011
di Andrea Doria
L’era di Georgos Papandreou è finita. Oggi è stato reso noto che la Grecia si doterà presto di un governo di unità nazionale chiamato a guidare il paese fino al 19 Febbraio, data indicativa delle prossime elezioni greche. Con buona probabilità sarà Lucas Demetrios Papademos, 64 anni, ex governatore della Banca Centrale greca ed ex numero due della Bce, a guidare il governo di transizione che porterà alle elezioni di Febbraio 2012.
Dopo giorni di trame politiche, i leader dei due maggiori partiti di Grecia, Papandreou, leader del Pasok, il partito socialista sino a ieri sera al governo, e Antonis Samaras, leader di Nea Dimocratia, il principale partito dell’opposizione, di centro-destra, hanno raggiunto in serata un accordo su un governo di unità nazionale, che avrà l’obiettivo di portare il Paese alle elezioni dopo aver approvato il nuovo pacchetto di aiuti alla Grecia deciso dal Vertice europeo del 27 ottobre.
La composizione del governo dovrebbe essere annunciata in giornata. Per quanto riguarda il secondo obiettivo del nuovo governo, l’approvazione e la realizzazione delle decisioni del vertice e il tempo necessario per farlo, ci sarà un incontro fra i rappresentanti delle due parti. Per la poltrona di primo ministro, sembra che i due leader siano d’accordo sul nome di Lucas Papadimos, ex vice direttore della Banca Centrale Europea, vicino al Pasok.
L’ufficializzazione del nome del nuovo premier, comunque, sarà reso noto ufficialmente dopo l’annuncio della composizione del nuovo governo, previsto per oggi e comunque dopo l’incontro fra Papandreou e Samaras, anch’esso in programma per oggi. Secondo i media greci, nel prossimo esecutivo entreranno a far parte anche due vice premier: l’attuale ministro delle Finanze Evangelos Venizelos, e Stavros Dimas, ex Commissario Europeo per l’Ambiente.
Sempre per oggi, è prevista una riunione fra il presidente della Repubblica greco, Karolos Papoulias con i leader degli altri partiti politici alla quale – come hanno annunciato – non parteciperanno: i leader dei due partiti di sinistra, Aleca Papariga, del Partito Comunista di Grecia, e Alexis Tsipras, di Syriza.
La crisi del governo Papandreou arriva dopo una settimana terribilmente convulsa. Come noto due settimane fa, lo scorso 27 Ottobre, al vertice di Bruxelles viene approvato il piano salva-Grecia da 130 mld. di euro, approvato da Francia, Germania, Commissione, Banca centrale europea e Fmi.
Dopo soli quattro giorni, il premier Papandreou annuncia senza alcuna consultazione interna ed europea, la volontà d’indire una consultazione referendaria che avesse messo in condizione il popolo greco di pronunciarsi sul piano varato, il quale avrebbe richiesto dure misure di tagli alla spesa pubblica.
L’annuncio del referendum aveva suscitato le ire neanche tanto private della coppia franco-tedesca, la quale durante un pranzo in pre-G20 di Cannes, lo scorso mercoledì 2 Novembre, hanno redarguito il premier greco, minacciandolo sul fatto che con l’iniziativa referendaria il versamento della tranche d’aiuti da 8 mld sarebbe stato congelato.
Di ritorno ad Atene, il premier Papandreou è tornato su suoi passi e ha annunciato di voler rinunciare all’ipotesi referendaria. Dopo aver passato un voto di fiducia in Parlamento, Papandreou si è poi recato dal presidente Papoulias al quale ha rimesso il proprio mandato.
Il governo greco di Papandreou non è la prima vittima della crisi del debito. Anche il governo di Luis Zapatero è stato costretto a indire delle elezioni anticipate sotto la spinta della crisi del debito sovrano spagnolo. Tra poco più di 22 giorni, infatti, la Spagna andrà al voto per l’elezione di un nuovo esecutivo, con il Partido Popular di Mariano Rajoy a guidare i sondaggi. Aspettando di sapere cosa ne sarà dell’Italia.