Paradisi fiscali, sarà un gran brutto ferragosto per gli evasori
14 Agosto 2009
Tempi duri per gli evasori. Si è aperta la caccia a cittadini e società italiane che hanno depositato somme di denaro nei cosiddetti "paradisi fiscali" per sfuggire al Fisco. Nel mirino degli uomini dell’Agenzia delle Entrate sono finiti i patrimoni di circa 170mila italiani, tra i quali anche il “tesoro” di Gianni Agnelli. Si tratterebbe di una somma vicina ai due miliardi di euro, che si troverebbe in Svizzera e non sarebbe mai stata dichiarata al fisco. Lo Stato aveva deciso di avviare un’indagine dopo la causa legale avviata da Margherita Agnelli per stabilire l’esatto ammontare dell’eredità. Da sei anni la figlia dell’Avvocato lancia accuse e sospetti; parla di capitali nascosti, di rendiconti non veritieri e operazioni fiscali all’estero; chiede spiegazioni.
E ora chiarimenti ne vuole anche il Fisco italiano, che parla di evasione fiscale e di un patrimonio privato intorno al miliardo e 900 milioni di euro. Sulla base delle disposizioni del recente decreto anticrisi, applicando le nuove norme (entrate in vigore a giugno), gli eredi potrebbero dover pagare tra imposte, sanzioni e interessi, un importo addirittura superiore a quello del capitale conteso.
La vicenda dell’eredità di Gianni Agnelli è solo l’ultimo di alcuni casi che, negli ultimi mesi, hanno fatto emergere la questione dei patrimoni detenuti illegalmente all’estero da nostri connazionali. "C’è stata una stretta fortissima. Tutti i capitali detenuti illegalmente all’estero vengono considerati reddito nel momento in cui vengono scovati”, ha spiegato, ieri, il direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, al Tg1. “Abbiamo una lista di circa 500 nominativi sequestrati a un avvocato svizzero recentemente arrestato dalla Procura di Milano. Abbiamo una lista di conti presenti presso Ubs Italia, che si presume abbiano qualche riferimento con Ubs Svizzera, e la lista dei detentori di capitali nel Liechtenstein. Ci sono circa 170mila nominativi sotto indagine, stiamo operando a 360 gradi".
La caccia del Fisco agli evasori fiscali si è aperta nel febbraio scorso, quando gli agenti della Guardia di Finanza hanno arrestato Fabrizio Pessina, l’avvocato svizzero specializzato in paradisi fiscali, e messo le mani sul suo computer portatile, dove c’era una lista di 552 professionisti con coordinate bancarie, codici cifrati, società di copertura e fatture emesse dall’Italia verso l’estero. I principali referenti bancari di Pessina erano, ovviamente, i giganti del credito svizzero, a cominciare dall’Ubs. In Italia, invece, in molte operazioni registrate nella lista dell’avvocato di Chiasso compare il nome della Banca Mb, un piccolo istituto nato da poco a Milano per iniziativa di alcune decine di imprenditori di seconda fila (clienti di Pessina, neanche a dirlo).
Pessina viene arrestato con l’accusa di appropriazione indebita, truffa e riciclaggio. Nelle mani dei magistrati ci sarebbero anche i riferimenti di personaggi di primo piano della finanza italiana, clienti che avrebbero tentato di sfuggire alle maglie del fisco italiano, affidandosi al legale. Fra i presenti nella lista, i più ricchi sono le società di diritto lussemburghese, che quindi si pongono in una posizione fiscale di privilegio. Recentemente pubblicato dal settimanale “Panorama”, l’elenco non rivela i nomi ma soltanto le iniziali dei possessori di conti correnti e le cifre depositate, ottenuta interpellando dipendenti ed ex dipendenti in diversi paesi. Il primo soggetto fisico si trova al nono posto della classifica, con 14,45 milioni. I saldi dei conti correnti variano da un massimo di circa 30 milioni di euro, fino ad arrivare a 2,4 milioni di euro. Nella lista, oltre alle società di diritto lussemburghese, figurano anche famiglie della nobiltà milanese e personaggi della televisione.
Il governo italiano non è l’unico ad aver dichiarato guerra ai paradisi fiscali. Tutti i paesi del G8, Stati Uniti in primis, sono scesi in campo: a febbraio si è raggiunto il primo importante traguardo con l’accordo tra l’Autorità federale svizzera per i mercati finanziari (Finma) e il governo Obama, in seguito al quale Ubs ha rivelato all’Internal Revenue Service, il fisco americano, i nomi di circa 250 clienti. Secondo le indiscrezioni che arrivano dagli Stati Uniti, tuttavia, nel mirino ci sarebbero addirittura 52.000 conti correnti. L’estate sta finendo e il sole sta tramontando sui paradisi fiscali.