Paraguay vs Giappone, la classe operaia del pallone va in paradiso

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Paraguay vs Giappone, la classe operaia del pallone va in paradiso

29 Giugno 2010


Gli ottavi di finale ci regalano una sfida quasi inedita. La squadra del Sol Levante e i sudamericani si sono incontrati 6 volte ma mai in una fase finale dei mondiali. Aumenta anche il rammarico per la nostra nazionale, il Paraguay viene infatti dal nostro girone; gli Azzurri avrebbero potuto incontrare il Giappone, una delle compagini più abbordabili delle 16 rimaste in gara anche se nulla vieta che i latinos diano spettacolo e non poco filo da torcere ai nipponici.

Il Paese asiatico vanta però di una solida tradizione disciplinare che potrebbe aiutare i suoi giocatori a mantenere la mente sufficientemente fredda per sconfiggere i paraguayani, più propensi a sentire la pressione in questo tipo di gare, e qualificarsi ai quarti di finale. La nazionale di Takeshi Okada infatti ha giocato una grande fase a gironi, battendo avversari non facili del calibro di Camerun e Danimarca e piegandosi solo all’Olanda più per disattenzioni proprie che per merito degli “orange”. Non per nulla in queste ore i maggiori bookmakers scommettono sulla vittoria dei giocatori del Sol Levante.

D’altronde il Giappone gode di un curriculum di grandi successi storici ed economici che il Paraguay nemmeno si sogna. I nipponici, dopo decadi di lotte dinastiche e guerre civili, già nel Seicento avevano trovato la stabilità politica e l’isolazionismo permise di sviluppare la peculiare cultura giapponese. Mentre il Paraguay conquistava la propria indipendenza dalla Spagna nei primi anni dell’Ottocento, l’isola del Pacifico apriva i porti facendo fiorire i primi rapporti commerciali che l’avrebbero resa presto un Paese moderno e industrializzato. Già nel XIX e XX secolo il Giappone era una potenza regionale capace di sconfiggere la Cina e la Russia, mentre il Paraguay – dopo la disastrosa guerra della Triplice Alleanza (1865-70) contro Argentina, Brasile e Uruguay – per decenni rimase in rovina a causa della perdita di gran parte del suo territorio e di due terzi dei maschi adulti. Una parentesi a parte nella storia giapponese è la tremenda sconfitta in seguito alla seconda Guerra Mondiale, evento che però gli permise di trasformarsi in pochi anni non solo in una grande potenza mondiale ma anche in uno dei maggiori alleati degli Stati Uniti.

Oggi infatti il Paese del Sol Levante, grazie alla sua industria tecnologica e un’intensa economia di servizi, è la terza maggiore economia del mondo per potere d’acquisto dopo gli Stati Uniti e la Cina e, considerando il suo Pil, scopriamo che è la seconda potenza economica al mondo, il quarto maggiore esportatore e il sesto importatore a livello mondiale. Il Paraguay invece resta ancora un Paese ancorato all’agricoltura e dall’economia di mercato caratterizzata dal settore informale e fortemente dipendente per esportazione ed importazione dai suoi vicini sudamericani (specialmente dal Brasile e dall’Argentina). Al contrario della gran parte dei paesi dell’area, il “cuore del Sudamerica” è decisamente povero di risorse minerarie che però compensa con l’abbondante produzione di energia idroelettrica. A livello produttivo, l’unica cosa che Paraguay e Giappone potrebbero avere in comune è la soia: il Paese sudamericano infatti è il sesto produttore al mondo della salsetta tanto amata dai nipponici per inzuppare sushi, surimi e via dicendo.

Nonostante la superficie del territorio di questi due Paesi sia praticamente identica (circa 400mila chilometri quadrati), in Giappone vivono niente meno che 120milioni di persone in più rispetto al Paraguay. Per di più, malgrado il tasso di densità sia altissimo (pari a 337 abitanti per chilometro quadrato), l’isola del Pacifico gode di un elevatissimo standard di vita (decimo a livello mondiale) e i cittadini giapponesi hanno la maggiore aspettativa di vita al mondo e un tasso di mortalità infantile che è il terzo più basso. Inutile sottolineare come la situazione in Paraguay sia praticamente opposta: basti solo menzionare che in questo Paese il 35% della popolazione, cioè 2 milioni di persone, sono povere e che la metà di queste vive con meno di 2 dollari al giorno. Le differenze demografiche di questi due Paesi sono divergenti quasi quanto lo sono le caratteristiche delle due capitali: con oltre 30 milioni di residenti Tokyo non solo è di fatto la più grande area metropolitana del mondo ma è anche la città più cara mentre, per la quinta volta, Asunción si è conquistata nei ranking mondiali il titolo di capitale più economica nel mondo. Ultima curiosità è che in circa il 2% dei paraguayani scorre sangue nipponico, in particolare di giapponesi emigrati da Okinawa.

A parte i 35 anni di dittatura militare paraguayana di Alfredo Stroessner che finì nel 1989, sia il Paraguay che il Giappone godono di una generale stabilità politica e di libere elezioni. Se da un lato il primo è una repubblica presidenziale, il secondo è invece una monarchia parlamentare ereditaria dove esiste ancora la figura dell’imperatore (anche se il suo ruolo è principalmente simbolico). In comune hanno però gli scombussolamenti politici che hanno scosso entrambi i Paesi in questo ultimo periodo, anche per colpa della crisi economica globale. Nel Paese del Sol Levante Yukio Hatoyama, leader del Partito Democratico, l’anno scorso ha vinto le elezioni mettendo fine a 54 anni di governo ininterrotto dei liberaldemocratici. Un governo che però è durato appena 8 mesi a causa di malumori interni e del debito pubblico salito alle stelle (verso il 200%). Ad Asunción, invece, dopo 61 anni di dominio politico del Partido Colorado, nel 2008 Fernando Lugo, vescovo cattolico dimesso dallo stato clericale, ha vinto le elezioni diventando il secondo presidente di sinistra del Paraguay. Dopo anni di robusta crescita del Pil, nel 2009 il Paraguay ha patito una recessione vicina al -4% e da allora non mancano le manifestazioni di piazza che spesso hanno indotto il governo a instaurare lo stato d’emergenza.

Dal punto di vista geopolitico, il Giappone è l’unica nazione asiatica del G8 (e, di conseguenza, anche delle altre versioni G20, G7 e G4), e attualmente è un membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (anche se in realtà è entrato a farne parte 7 anni dopo il Paraguay). Oltre all’Onu, il Paese del Sol Levante è membro dell’Apec, dell’Ocse e dell’Omc. Il Paraguay è inoltre membro fondatore dal 1991 del Mercosur, il mercato comune del Sud America preso oggi come esempio dal neo premier Noto Kan (insieme all’Unione Europea) per la creazione di un’area commerciale dell’Asia Orientale.

Pronostico incerto quello dell’incontro per i quarti di finale tra Giappone e Paraguay. Entrambe le squadre non sono favorite per la vittoria finale e il solo trovarle agli ottavi rappresenta una sorpresa e un motivo d’orgoglio per i loro concittadini, specialmente per quelli asiatici visto che il Giappone è l’unica squadra rimasta nel campionato che rappresenta quel continente. Di scuola sicuramente superiore i sudamericani, i “blu samurai” sono pronti a dare tutto per conquistarsi un pezzetto di gloria calcistica. Da tenere d’occhio l’esperto Nakamura, il regista del Cska, Honda, e il giovane gioiello del Catania, cercato anche dal Manchester United, Takayuki Morimoto. Lo spettacolo è garantito.