Parlamentari Idea: Unar torni alla legalità o chiuderlo

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Parlamentari Idea: Unar torni alla legalità o chiuderlo

22 Febbraio 2017

“Non soltanto bloccare i finanziamenti ma riportare l’Unar alle funzioni previste dalla direttiva europea e dalla legge che l’ha recepita nell’ordinamento italiano e cioè il contrasto alle discriminazioni etniche e razziali, visto che l’allargamento alle tematiche lgbt è la conseguenza di un atto amministrativo del 19 aprile 2013, firmato dal ministro Elsa Fornero, nove giorni prima dell’insediamento del Governo Letta. Certamente non è possibile, con un atto amministrativo, modificare le competenze assegnate con una legge, per cui sin dall’inizio su argomenti come l’identità sessuale l’Unar opera fuori dalla legalità e dalla correttezza istituzionale”.

E’ la posizione di “Idea – Popolo e Libertà”, che questa mattina, davanti alla sede dell’Unar a largo Chigi, ha dato vita a un sit-in al quale hanno partecipato i parlamentari Gaetano Quagliariello, Eugenia Roccella, Carlo Giovanardi e Vincenzo Piso. 

“Il registro delle associazioni tenuto dall’Unar – osservano gli esponenti di ‘Idea’ – non dovrebbe esorbitare rispetto agli ambiti di intervento previsti dalla direttiva. E invece, come denunciamo da tempo, questo ufficio si è già distinto in passato per iniziative improprie e irricevibili come la diffusione della propaganda gender nelle scuole in collaborazione con associazioni lgbt, e il caso sollevato in questi giorni non fa che confermare una situazione ormai al di fuori di ogni controllo. E’ di tutta evidenza che il caso Unar non può dirsi chiuso con le dimissioni del direttore”. 

“L’Unar – affermano – non deve più occuparsi di bandi, e il registro delle associazioni deve essere trasferito al ministero del Welfare, dove ci sono due osservatori sul volontariato, una direzione dedicata a questa attività, e tutte le competenze, i mezzi e le risorse per una seria gestione e una attenta vigilanza. Altrimenti – concludono i parlamentari – non resta che chiudere l’Unar, trovando strumenti ben più adeguati per ottemperare alla direttiva europea senza usarla come foglia di fico per coprire ben altre attività”.