“Parlare di lavoro e temi sociali non è di sinistra. E lo dimostrerò”

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“Parlare di lavoro e temi sociali non è di sinistra. E lo dimostrerò”

19 Gennaio 2010

La sua corsa alla poltrona di Piero Marrazzo è già iniziata. Sotto le insegne del Pdl e con due sponsor che nel partito hanno il loro peso: Gianfranco Fini e Gianni Alemanno. Il presidente della Camera ha scommesso da subito su Renata Polverini, segretario Ugl e sindacalista di lungo corso (malgrado l’età anagrafica). Al punto da imporla al centrodestra chiudendo su di lei un accordo a due con Casini, non del tutto digerito però nelle file del Pdl soprattutto perché il leader Udc ha scelto la candidata presidente, non l’alleanza col centrodestra. Ma la Polverini di questo non si cura troppo, lasciando al partito la matassa da sciogliere (oggi nell’Ufficio di presidenza si deciderà la linea sulle alleanze con i centristi) e tira dritto sulla strada del governo regionale. Piglio deciso, campagna elettorale tra la gente, attenzione ai temi sociali è il suo profilo, quello storico da sindacalista e quello nuovo da politica.      

Polverini, da sindacalista a politico impegnato in una sfida strategica per il Pdl in una delle regioni-chiave. Un bel salto, non crede?
E’ una sfida avvincente che sto affrontando con impegno ed entusiasmo.

Perché ha deciso di candidarsi?
Il Pdl ha deciso compatto e convinto di puntare su una donna ed è un primato che dobbiamo rivendicare, una decisione che ha costretto gli avversari ad inseguirci.

Cosa porta della sua esperienza di sindacalista in questa nuova sfida?
Porto con me 27 anni di vita spesa ad occuparmi dei problemi delle persone, delle categorie più deboli. Una militanza sindacale che mi ha visto frequentare i posti di lavoro, confrontarmi con problemi reali cercando nel migliore dei modi di risolverli. La concretezza è stata e resta senza dubbio il faro di tutta la mia attività e del mio modo di essere.

I pronostici la danno in vantaggio sulla Bonino, specie dopo il caso Marrazzo che ha creato non pochi problemi al Pd. Sulla sua discesa in campo ci sono molte aspettative, come la sta affrontando?
Non credo esistano campagne elettorali facili o in discesa. Affronto questa competizione con il massimo impegno, voglio conquistare il consenso e la fiducia degli elettori voto per voto.

Sgomberiamo subito il campo. Lei si considera una donna di destra o di sinistra? I suoi detrattori le rinfacciano un certo feeling con la sinistra al punto che si ipotizza già che un esponente della sua giunta, magari un tecnico, potrebbe arrivare dall’area Pd. Cosa risponde?
C’è chi crede che occuparsi di lavoro o di tematiche sociali sia di sinistra. Rivendico invece che di questi temi ci si possa occupare da posizioni di centrodestra. Riguardo la Giunta, ho detto più volte, che sarà espressione della coalizione che mi sostiene e se si dovrà ricorrere a tecnici esterni guarderò solo alle capacità delle persone.

Per chi ha votato alle ultime politiche?
Per il centrodestra, non è un segreto.

Come è il suo rapporto con Berlusconi?
Di stima e rispetto reciproco. Ho apprezzato molto le telefonate che mi ha fatto recentemente in due momenti importanti per me: alla vigilia della conferenza stampa per la presentazione ufficiale della candidatura e la sera prima dell’apertura della campagna elettorale nelle province del Lazio. Il suo incoraggiamento mi ha dato ulteriore carica. Ci siamo incontrati e non mancherà il suo sostegno in questa campagna elettorale.

Qual è la sua posizione sulla cittadinanza breve e il voto agli immigrati, temi sui quali il presidente Fini, ad esempio, si è speso molto in questi mesi?
L’immigrazione è uno dei temi che mi ha visto fortemente impegnata già con l’Ugl, per rafforzare un approccio di accoglienza e politiche di sana integrazione e per sollecitare una semplificazione delle legge sulla cittadinanza guardando in primo luogo alle seconde generazioni. Sono i figli di immigrati nati in Italia, ragazzi che si sentono italiani, che frequentano le nostre scuole parlano l’italiano e i dialetti ma incontrano ancora molte difficoltà quando, alla maggiore età, fanno domanda per la cittadinanza. Credo si possa e si debba semplificare la normativa.

Come intende affrontare il capitolo spesa sanitaria e ripianare il deficit della Regione?
In questa campagna elettorale non intendo parlare di sanità, quanto di salute dei cittadini sui quali non deve ricadere, né in termini economici, né in termini psicologici, il fardello del debito che è responsabilità mia e di chi con me vuole governare il Lazio. Non rinegozieremo il debito, che sarà ripianato, ma il piano sanitario perché non intendo tagliare posti letto. Piuttosto occorre scovare ed eliminare gli sprechi, ridurre il numero delle poltrone, procedere all’accorpamento delle Asl e dei centri di acquisto. In poche parole garantire ai cittadini del Lazio una sanità più facilmente accessibile e più efficiente, tanto nel comparto pubblico che in quello privato.

Tra i suoi cavalli di battaglia ci sono quoziente familiare e sostegno alle piccole e medie imprese. In che modo pensa di intervenire se sarà presidente della Regione?
La crisi impone risposte immediate a famiglie e imprese. Sosterremo il reddito delle famiglie modulando gli interventi sul numero dei componenti dei nuclei familiari, per andare incontro, innanzitutto, a quelli più numerosi e a più basso reddito. Così come lavoreremo a misure, anche fiscali, per aiutare le piccole e medie imprese, individuando settori e territori su cui investire e valorizzando le diverse specificità. E, al contempo, ci impegneremo per evitare che le grandi industrie abbandonino il Lazio, a vantaggio così pure delle pmi, e fare in modo che continuino a produrre nella nostra regione garantendo l’occupazione. Dobbiamo impedire processi di desertificazione industriale e tornare ad investire anche in comparti come il turismo e l’agroalimentare che possono contribuire fortemente allo sviluppo.

Rutelli l’accusa di fare una campagna elettorale secondo uno schema convenzionale molto di destra, anche se sulle regionali pur collocando il suo movimento più vicino al centrosinistra non esclude che questa sia una via obbligata. Cosa risponde? Farà accordi con Alleanza per l’Italia?
La mia sarà una campagna elettorale tra la gente, porta a porta perché credo indispensabile ascoltare i cittadini così come le rappresentanze produttive e sociali del territorio. Il Laboratorio Lazio, già a partire dal nome, è una casa aperta a chi vuole contribuire a costruire una Regione migliore.

La preoccupa la competizione con la Bonino?
Sono convinta delle mie idee, del mio programma, e dei miei valori.

Gli esperti di comunicazione sostengono che con la sua candidatura e quella della Bonino tramonta il fenomeno del “velinismo in politica”. Cosa ne pensa?
La candidatura di due donne per un ruolo importante come quello di governatore del Lazio rappresenta già una novità. Sono certa che ci confronteremo su temi concreti.

Cosa lascia l’era Marrazzo a chi governerà la Regione e cosa c’è da fare per invertire la rotta?
Per troppo tempo si è parlato del Lazio solo per fatti negativi. Non c’è solo il problema della sanità: ci sono i trasporti da migliorare, segnatamente quello dei pendolari; c’è un patrimonio ambientale, culturale e turistico che può dare molto di più, anche facendo in modo che la forte attrattiva della Capitale porti ricadute positive sulle altre province. Il mio impegno è quello di riportare il Lazio in vetta alle classifiche delle regioni italiane, restituendole credibilità e affidabilità, e facendone un ente davvero vicino e al servizio dei cittadini.