Partecipazione agli utili, il confronto parte in salita

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Partecipazione agli utili, il confronto parte in salita

10 Settembre 2009

 

Il tema della partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese è tornato di grande attualità dopo l’accelerazione data dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che quest’estate ha sollecitato l’adozione di un avviso comune da parte delle aziende e dei sindacati. Il primo appuntamento, per le organizzazioni rappresentative dei lavoratori e dei datori di lavoro, è stamattina al ministero del Welfare. L’incontro serve ad avviare un confronto che dovrà «chiudersi in tempi brevi» ha dichiarato il titolare del dicastero di via Flavia, Maurizio Sacconi. Quella del governo, ha precisato il ministro, «è una presenza tecnica», ma dovranno essere le parti ad indicare la strada da intraprendere.

Il risultato veloce e condiviso, però, non è così scontato. Alla vigilia della prima riunione, infatti, già si possono registrare segnali di tensione. Il primo avvertimento arriva dagli industriali pronti ad alzare le barricate su un punto invece molto caro ai sindacati: la cogestione, vale a dire quelle ipotesi di coinvolgimento dei lavoratori anche nelle scelte strategiche e operative dell’impresa. Non solo. Confindustria ricorda che è stata appena varata una riforma dei contratti in cui si prevede di incrementare la parte variabile dello stipendio dando maggiore spazio alla contrattazione aziendale di secondo livello.

Emma Marcegaglia ha usato parole chiare: «Non facciamo come spesso accade in Italia che prima si fa una legge e poi ancor prima di applicarla si pensa a fare altre cose», ha detto la leader degli industriali. «Abbiamo appena fatto una riforma degli assetti contrattuali che, piaccia o non piaccia, ha il suo fulcro nel contratto di secondo livello. Sperimentiamo lì il modo per dare un pezzo di salario come parte degli utili». Un avvertimento alla Cgil di Guglielmo Epifani, l’unica sigla sindacale che non ha firmato la riforma dei contratti e che quindi rischia di restare isolata anche nella trattativa sulla partecipazione agli utili.

A minare le basi della trattativa ci sono anche obiezioni sulla reale efficacia del provvedimento. Perché è vero che tutti si sono dichiarati favorevoli al progetto, ma proprio mentre il dibattito prende corpo stanno emergendo posizioni differenti su modi e tempi di attuazione della legge. Molti osservatori sollevano dubbi sull’efficacia di un simile provvedimento con la crisi ancora in pieno svolgimento. I dati oggi a disposizione ci dicono che gli effetti della crisi sui bilanci delle imprese saranno devastanti. Le aziende rischiano la chiusura e quelle che si salveranno con molta probabilità avranno i conti in rosso. Come dire: utili da distribuire non ce ne sono, quindi prima di guardare al futuro bisognerebbe pensare a come far ripartire l’economia adesso.

L’obiettivo della partecipazione agli utili è duplice: aumentare la produttività coinvolgendo i lavoratori nei risultati economici dell’impresa e mettere in busta paga il controvalore del maggiore impegno profuso con effetti immediati sui salari e sui consumi. Anche sul fronte della produttività c’è chi sostiene che il provvedimento avrebbe scarsa efficacia, perché l’utile dell’impresa, inteso come mero valore contabile, dipende da una molteplicità di variabili, gran parte delle quali non riconducibili direttamente al lavoro svolto dal dipendente.

Nel frattempo il governo ha lanciato la proposta di una sgravio fiscale: aliquota secca al 10% sugli utili distribuiti. Un’agevolazione che va ad aggiungersi alle forme di incentivazione già previste nel disegno di legge all’esame del senato di cui è relatore Pietro Ichino (incentivi alla partecipazione azionaria attraverso l’esenzione fiscale fino alla soglia di 2.600 euro e la detrazione del 19% fino a 5.200 euro).

Il testo messo a punto dal giuslavorista del Pd, composto da cinque articoli, unifica i disegni di legge presentati all’inizio della legislatura da Maurizio Castro (Pdl) e Tiziano Treu (Pd). L’esame nelle commissioni riunite Finanze e Lavoro è alle battute finali e l’obiettivo è di approvare il ddl entro ottobre. Il provvedimento prevede forme di partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa molto diverse, non c’è solo la distribuzione degli utili su base volontaria, ma anche diverse forme di coinvolgimento dei lavoratori nel capitale e nella gestione. È improbabile che tutte queste varianti contenute nel testo resteranno immutate: oggi si apre una nuova fase.